Il 30 giugno, con un’operazione che è iniziata ieri, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha deciso di ritirare le truppe dal Mali, concludendo quella che era una missione centrale per frenare l’ascesa dei gruppi terroristici. L’area, infatti, attualmente si trova al centro di una morsa tra l’erede “spirituale” dell’ISIS, chiamato ora Stato islamico nel Grande Sahara (EIGS), e il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani, un’alleanza affiliata ad Al-Quaeda.
A cercare di riportare il Mali alla pace c’è l’esercito locale, che poteva contare sul supporto dell’ONU e ad altri gruppi paramilitari, tra cui la famosa Wagner. Con un rapporto, le Nazioni Unite ci hanno tenuto a sottolineare che il ritiro dei caschi blu metterà gravemente in pericolo “la pace, la sicurezza e la stabilità” locale, rischiando anche che si ripeta uno scenario simile al 2012, in cui dopo la ribellione tuareg lo Stato islamico era riuscito a conquistare vaste aree nel Nord. Ora, infatti, secondo l’ONU, il nuovo ISIS “in meno di un anno, ha praticamente raddoppiato la superficie delle aree che controlla in Mali”, mentre Al-Quaeda è visto dalla popolazione come l’unica via di salvezza contro i terroristi.
ONU: “In Mali la violenza sessuale è usata come arma”
Insomma, secondo alcuni esperti dell’ONU, dopo l’interruzione della loro missione, il Mali rischia di trovarsi in una condizione tragica, in cui pur di scappare ad un invasore, potrebbero andare in braccio ad un altro. Al-Quaeda, infatti, è visto dalla popolazione “come l’unico attore in grado di proteggerla” dall’ISIS, fornendo al suo leader la possibilità di “realizzare la sua aspirazione di diventare un leader essenziale”.
Infatti, mentre l’ISIS cresceva e Al-Quaeda si affermava, molti tra i firmatari degli accordi di Algeri del 2015 per la pace in Mali “hanno abdicato ai loro obblighi dichiarando pubblicamente che non erano più in grado di proteggere le loro popolazioni“, mentre molti tra i miliziani hanno abbandonato il loro ruolo per unirsi ai gruppi terroristici “o a reti di trafficanti”. Similmente, sempre secondo l’ONU “la violenza contro le donne e le ragazze, così come la violenza sessuale legata al conflitto, restano onnipresenti in Mali”, talvolta perpetrata dai “partner stranieri per la sicurezza” con il solo esito di peggiore ulteriormente la percezione della popolazione rispetto all’esercito regolare.