In media res questa settimana sposta un po’ il suo raggio d’azione e oggi parla di un prodotto a cavallo tra pubblicità, tv e web serie: Bob Torrent, la nuova serie di Maccio Capatonda (tra i fenomeni della nuova generazione di videomaker e comici nata su YouTube e poi approdata con successo alla televisione e al cinema con Italiano medio) prodotta per Infinity, il servizio on demand di Mediaset premium che per attirare l’attenzione ha voluto realizzare una serie multicanale, ovvero visibile su varie piattaforme (Youtube, il sito di Infinity, Flop Tv) con la quale prendere in giro i servizi di streaming illegali, principali concorrenti dei servizi on demand, con tutti i loro difetti.

In 10 episodi di 3 minuti l’uno, Bob Torrent è una parodia surreale delle disavventure di chi cerca un film in streaming, in cui l’autore si immagina che dietro ai film che non si caricano, i file fasulli, i porno spacciati per veri film eccetera ci sia una vera e propria casa di produzione che fa del brutto e del trash il suo pallino: non solo le gag, ma anche la dimostrazione che Capatonda sa riflettere sul panorama audiovisivo contemporaneo, sul ruolo del pessimo nel nostro immaginario di spettatori. Un progetto interessante e curioso, anche per come è stato creato, per la realizzazione e per i committenti: se volete saperne di più, guardate il video del critico televisivo Emanuele Rauco.