“In Medio Oriente minacce di escalation dal Libano”

Paul R. Pillar, ex capo analista della Cia ed attualmente impegnato per conto del Center for Security Studies dell’Università di Georgetown, ha parlato della situazione, sempre più esplosiva e rischiosa, in Medio Oriente, tra guerra a Gaza e rischi escalation. In particolare, ritiene che “l’ultima operazione condotta da Israele in Siria con l’assassinio di un leader dei Guardiani della Rivoluzione aumenta il rischio”.



La dimostrazione, specifica, è data dalla dichiarazione da parte di Teheran che ha promesso che “gli israeliani pagheranno un prezzo per quanto fatto”, mentre sicuramente il Medio Oriente in generale sta reagendo, male, anche all’intensificarsi del “sostegno americano allo Stato ebraico”. Il confine più caldo, comunque, rimane quello con il Libano che non a caso “è stata la prima preoccupazione di Biden nei giorni immediatamente seguenti l’attentato da parte di Hamas”. È probabile, secondo l’analista, che il Medio Oriente esploda nell’escalation quando “gli iraniani incoraggeranno Hezbollah a intraprendere qualche azione“, seppur si dice sicuro che “nessuno, né a Washington né nel regime iraniano, vuole rischiare un coinvolgimento diretto”.



Paul R. Pillar: “Gli Houthi non agiscono per volere dell’Iran”

Un discorso differente, invece, per il rischio escalation in Medio Oriente viene riservato dall’ex analista della CIA per le milizie yemenite Houthi, che da giorni assediano il Mar Rosso, impedendo alle navi commerciali di varcare il canale di Suez. Azioni, tuttavia, che non devono “essere considerate come una sorta di traduzione in concreto di un piano generale studiato a Teheran“, perché seppur la milizia “goda del sostegno iraniano, non tutto è riconducibile” ai suoi leader politici.



Gli Houthi, per il Medio Oriente, secondo l’analista, rappresentano “un caso emblematico”, perché seppur sia vero ed innegabile che “l’Iran abbia dei vantaggi e abbia incentivato l’invio tramite queste milizie di messaggi bellissimi”, gli yemeniti “hanno una loro agenda particolare che non necessariamente coincide con quella di Teheran. Lo si è visto durante la guerra civile dello Yemen quando i ribelli hanno preso la capitale Sanaa nonostante la contrarietà degli iraniani”. Il loro scopo è quello di “dimostrare di poter essere un attore autonomo e indipendente” tanto in Medio Oriente, quando su “scala globale”.