In Scandinavia il movimento FIRE sta crescendo sempre di più. L’idea di fondo dei promotori è quello di mettere da parte il maggior numero di soldi nei primi decenni di lavoro, in modo da andare in pensione a soli 40 anni e godersi il resto della vita da “adulti”. Il modello è nato nel 1992, ma il suo successo è iniziato solo nel 2010. Se in Paesi come l’Italia appare letteralmente improponibile, nel Nord dell’Europa il welfare fa sì che si possa pensare a questa ipotesi in modo più concreto. Anche in questo caso, però, come spiega Repubblica, non mancano i problemi.



Il movimento si sta molto diffondendo sui social network tra i giovani, che ambiscono a risparmiare il più possibile per poi smettere di lavorare. In Norvegia, ad esempio, la ricchezza è tale che il PIL pro capite sia il 40% sopra la media europea, anche Danimarca e Svezia hanno un livello simile. Inoltre, il sistema pensa a tutto. “Non c’è bisogno di un’assicurazione privata oppure di capire chi si prenderà cura di te quando sarai grande. C’è per tutti una sicurezza di base. Questo rende la strada verso l’indipendenza economica più corta”, ha spiegato l’economista Endre Jo Reite. Il sogno dunque è potenzialmente realizzabile, almeno nel breve periodo. “Ancora parliamo di piccoli numeri, ma se aumentano, il modello non regge più”.



In pensione a 40 anni utopia o realtà? Il progetto della Scandinavia

Il movimento FIRE ha dunque scatenato il dibattito in Scandinavia. I desideri di andare in pensione a 40 anni, in Paesi come questi, sono accettabili, ma i rischi sono molti. È per questo motivo che il Governo al momento non sembrerebbe essere intenzionato a prendere in considerazione un’ipotesi di questo genere. “La linea lavorativa non si tocca”, ha ribadito il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store. Anche in Danimarca sono della stessa idea: “Il welfare è possibile proprio grazie agli sforzi di ognuno, perché creiamo valore”, ha spiegato il ministro Kaare Dybvad Bek.



Nonostante ciò, i sostenitori del modello in questione non mollano e continuano a promuoverlo, anche attraverso il sostegno di alcuni influencer, che sui social network danno i loro consigli su come risparmiare soldi. Le idee sono state sostenute anche da personaggi di spicco, tra cui scrittori e non solo, che devono però vedersela col parere contrario di economisti e politici. Chi avrà la meglio?