Dalla parte di Carlo Cottarelli. Ebbene sì, reputo giusta la proposta di Carlo Cottarelli che ha il pregio di rilanciare due progetti di legge addirittura datati 2008 (AC 1299) e 2010 (AC 3035) a firma Cazzola e Treu in piena crisi finanziaria ed economica di allora, partendo dal fatto che era in atto un declino demografico, precipitato e certificato oggi da Istat, per cui i nati in Italia nel 2021 scenderanno sotto i 400.000, che rende necessarie iniziative urgenti. Vero è che con pochi figli ci saranno meno lavoratori a produrre ciò che è necessario per gli anziani, obbligando questi a ritardare il pensionamento. Servirebbe, tra gli altri provvedimenti, un meccanismo premiante: e cioè chi fa figli vada in pensione prima perché l’economia non è un’opinione ma un fatto certo, certificato anche dalla Ragioneria Generale dello Stato.
Peraltro le sopra citate leggi a proposito di pensionamento proponevano rispettivamente: il “riconoscimento di agevolazioni alle lavoratrici madri, anche stabilendo che i periodi di astensione dal lavoro per maternità e puerperio valgono il doppio fino a un massimo di anni due”; e “il riconoscimento di agevolazioni pensionistiche alle lavoratrici madri. In particolare: per le lavoratrici che possono accedere, in costanza di rapporto, agli strumenti obbligatori o volontari di astensione dal lavoro per maternità e per puerperio, la valutazione doppia, ai fini della maturazione del requisito di anzianità contributiva, dei periodi di astensione effettivamente goduti, fino a un massimo di due anni; per la generalità delle lavoratrici madri, il riconoscimento, per ciascun periodo di sospensione lavorativa entro due anni dall’evento del parto, di una contribuzione figurativa di base per la durata massima di sei mesi per ciascun evento”.
È oltremodo utile ricordare la recente posizione del Segretario generale della Cisl che ha sostenuto “sarebbe necessario almeno un ulteriore intervento dedicato alle donne con figli: il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione oppure a scelta della lavoratrice incrementare il coefficiente di calcolo della pensione. Anche la valorizzazione dei lavori di cura a fini pensionistici è un tema che vogliamo affrontare”.E naturalmente per quanto riguarda il lavoro di cura è chiaro che tale agevolazione potrà essere anche destinata ai maschi che svolgono il ruolo di cura in generale o come caregiver.
La maternità e lavori di cura hanno un valore sociale indiscutibile assimilato ai periodi di leva militare (oggi volontariato sociale) che vanno valorizzati doppiamente essendo oggi un braccio operativo straordinario dell’economia sociale indispensabile nel sistema di welfare sussidiario. All’insegna poi della ridistribuzione delle risorse per le lavoratrici e i lavoratori che hanno bisogno di maggiori congedi anche parentali, è necessario ridisegnare il sistema della bilateralità che si appoggia a ben due accordi sindacali confederali del 2006 e 2008 che hanno il pregio di rilanciare la cultura della bilateralità e mutualità nella crisi del welfare state. Servono nuovi ambiti di intervento degli enti bilaterali nelle leggi di riforma del mercato del lavoro così da utilizzare le risorse di questo serbatoio sussidiario aziendale per le famiglie dei lavoratori e lavoratrici dal momento che i bisogni oggi sono di ulteriore flessibilità lavorativa e dunque tempo di vita e di lavoro in equilibrio.
Nel Patto di sviluppo richiesto dal Presidente Draghi alle Parti sociali è presente anche questo tema perché bisogna avere coraggio per innovare anche nella contrattazione di prossimità ed essere lucidamente consapevoli che la spesa sociale deve essere riposizionata condividendo alcune priorità in favore della comunità lavorativa e dunque farcene carico con strumenti già concordati, ma spesso poco utilizzati, che rappresentano nella fattispecie del bilateralismo applicato (termine comprensivo delle regole, specie di matrice contrattuale, da cui traggono origine e che disciplinano l’attività degli enti bilaterali nonché degli altri soggetti a conduzione congiunta) “la nuova frontiera” dell’azione sindacale sul piano dei servizi e della cooperazione con le imprese, di particolare efficacia in un mercato del lavoro frantumato e flessibile.
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