Una circolare Inail, la n.13 del 3 aprile, ha seminato il panico tra gli imprenditori. Il contagio da coronavirus è stato equiparato a infortunio sul lavoro, quindi si è subito diffuso il timore che i datori di lavoro possano essere ritenuti responsabili dell’infezione da Covid-19. L’istituto è quindi dovuto intervenire per chiarire che non c’è nessuna connessione tra il riconoscimento dell’origine professionale del contagio e la responsabilità del datore di lavoro. In altre parole, questo vuol dire che l’imprenditore è responsabile solo se si prova il dolo o la colpa. «Il contagio da Covid è infortunio sul lavoro, ma questo non significa in automatico che c’è una responsabilità penale dell’imprenditore». Va quindi accertata. L’Inail, dunque, fa una parziale retromarcia rispetto all’interpretazione che era emersa dalla circolare. Ma evidentemente una spiegazione non è sufficiente. Serve una norma per mettere l’imprenditore “virtuoso” al riparto da effetti penali. Il governo ci sta pensando, come confermato dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Ma considerando che il tema non è stato affrontato nel maxi-decreto Rilancio, se ne riparlerà in sede di riconversione del decreto.
INAIL E RESPONSABILITÀ IMPRESE PER CONTAGIO: INTERVIENE CATALFO
Da settimane le imprese chiedono al governo di intervenire su un tema così importante. Finalmente dall’Inail è arrivata qualche precisazione: «Il datore di lavoro risponde penalmente e civilmente delle infezioni di origine professionale solo se viene accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa». Questo vuol dire che il fatto che venga riconosciuto come infortunio non lavoro non comporta automaticamente l’accertamento della responsabilità in capo al datore del lavoro. Quindi, «non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale o civile». Ma la spiegazione dell’Istituto attraverso la nota ufficiale non può bastare. Per questo il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha incontrato i vertici dell’Inail per discutere sul tema. «Per fugare ogni dubbio – spiega, come riportato da Il Messaggero – i tecnici del mio Ministero e dell’Istituto sono impegnati nell’elaborazione di un nuovo documento che fornisca più specifici chiarimenti». La Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) ha apprezzato il chiarimento, ma ritiene che sia necessario un intervento legislativo per «porre fine all’incertezza giuridica».
Ma è tutto il mondo dell’imprenditoria a chiedere con urgenza una norma precisa. Andrebbe escluso «a monte l’avvio dell’azione penale nel caso di palese rispetto da parte dell’imprenditore di tutti i protocolli di sicurezza», spiega Rosario De Luca, presidente della Fondazione dei Consulenti del Lavoro. Una norma che definisca che la rigorosa osservanza dei protocolli esclude ogni responsabilità del datore di lavoro in caso di contagio, eviterebbe lunghi e complicati contenziosi. Ed è su questo che sta lavorando il governo.