Lo spettro del cambiamento climatico si sta manifestando in tutti i modi, anche in quelle aree che sembravano esserne immuni. Anche i violenti incendi boschivi che stanno attanagliando da anni la California vengono fatti risalire a questo problema. E l’aggressività con cui si verificano rende difficile anche il lavoro dei vigili del fuoco nel cercare di contenerli e di spegnerli. Secondo gli scienziati però, come riporta il China Daily, non ci si deve abituare al fenomeno con passività, definendolo come una conseguenza normale del surriscaldamento del pianeta. In realtà dovremmo più propriamente definirlo come ‘anormalità‘.
Ogni anno si ripetono le stesse scene, e ogni anno sempre più intense. Solo qualche giorno fa un rogo boschivo ha bruciato 50 acri di terreno a Perris, nella zona centrale dello stato americano, raggiungendo un’area residenziale, dove ha danneggiato case e provocato l’evacuazione degli abitanti. Successivamente anche un incendio boschivo a San Antonio, a ovest di Petaluma, in California, lo scorso 30 giugno. La California si trova nel bel mezzo di un’ondata di caldo da cui scaturirebbero i devastanti incendi.
IL PROBLEMA DEGLI INCENDI PEGGIORERÀ SE NON SI RIDURRANNO LE EMISSIONI DI GAS SERRA
“È una nuova normalità? No, è una nuova anormalità“. Così ha affermato lo scienziato del clima dell’Università della Pennsylvania Michael Mann. “Continua a peggiorare. Se continuiamo a riscaldare il pianeta, non ci basterà spostarci in qualche nuovo stato. È una linea di base in continuo movimento e sempre peggiore“. La scienziata senior del Woodwell Climate Research Center Jennifer Francis ha poi aggiunto: “Non possiamo più chiamarli incendi. In una certa misura non lo sono, non sono selvaggi. Non sono più naturali. Li stiamo solo rendendo più probabili. Li stiamo rendendo più intensi“.
Il pensiero che accomuna tutti gli scienziati è quello di una responsabilità da imputare all’uomo e al suo continuo consumo ed emissioni di gas serra. Continuando su questa strada infatti fumo e incendi continueranno e diventeranno anche più frequenti ed intensi. Se consideriamo il Nord America, dove questi episodi da tempo si verificano, già prima di luglio, che tradizionalmente è il mese degli incendi più trafficato per la zona, il Canada ha stabilito un record per la maggior parte delle aree bruciate con 81.409 chilometri quadrati, che è quasi il 15% in più rispetto al vecchio record. Questo non può che testimoniare un trend in netto peggioramento, a cui solo l’uomo può porre fine.