La Procura di Oristano ha aperto un’inchiesta sul gigantesco incendio che ha devastato il Montiferru. L’ipotesi è di incendio colposo aggravato. Il procuratore Domenico Ezio Basso, che ha effettuato anche un sopralluogo in elicottero nelle aree investite dal rogo, sta lavorando anche su altri tre incendi che sono divampati nelle altre zone vicine e per i quali si ipotizza il dolo. Il punto di partenza è il rogo divampato il 23 luglio lungo la strada di Bonarcado. Le fiamme sono partite da un’auto in panne, che ha preso fuoco in piena campagna, poi si sono diffuse esponenzialmente. Poi potrebbe però esserci la mano dell’uomo nel gigantesco incendio ha seminato panico e distruzione, devastando il Montiferru, nell’Oristanese. Ci sono delle responsabilità da accertare per la Procura, secondo cui il reato sarebbe aggravato dal rischio per gli edifici e dal danno grave persistente per l’ambiente. Al momento non ci sono indagati. Nel frattempo si attende la relazione del Corpo forestale. Sarà importante per la Procura per capire come procedere.
Sono tanti gli aspetti su cui devono far luce gli inquirenti, che si sono messi subito al lavoro per ricostruire tutti gli scenari e i vari momenti. Ad esempio, sotto la lente d’ingrandimento è finita l’auto parcheggiata lungo la provinciale 15, all’altezza di Bonarcado. Quel focolaio ha divorato prima 20 ettari di terreno. Quel rogo è stato spento, poi però a causa del forte vento di scirocco e anche per le alte temperature ha ripreso vigore spostandosi per oltre 50 chilometri, allargandosi su tutto il Montiferru. Dunque, il primo incendio avrebbe natura accidentale, ma bisognerà stabilire come abbia preso fuoco l’auto e come e perché quell’incendio, che è stato inizialmente domato, si sia riacceso violentemente.
INCENDI SARDEGNA, L’INCHIESTA E I PUNTI OSCURI
Gli investigatori del Corpo forestale, dunque, devono fornire tutti gli elementi agli inquirenti per far sì che il quadro della situazione sia completo per attribuire eventuali responsabilità per l’accaduto. A condurre le verifiche sono il Nucleo investigativo regionale del Corpo forestale, il Nucleo provinciale di Oristano e le Stazioni di Villaurbana, Seneghe e Ales. Ci sarebbe la mano dell’uomo invece per gli altri due incendi. Il primo è partito da Usellus arrivando a Villaurbana, danneggiando aziende agricole e terreni, distruggendo pure un cantiere della Forestale. L’altro, più piccolo, è avvenuto nella zona tra Escovedu e Mogorella, ma è stato subito spento. C’è poi un altro aspetto della vicenda tutt’altro che trascurabile. Era possibile prevenire gli incendi? Si poteva evitare una catastrofe di questo tipo?
I dubbi chiamano in causa anche il sistema di prevenzione e la macchina organizzativa regionale. In una lettera pubblicata sul sito Ornews, il comitato spontaneo Montiferru il 7 giugno parlava di «uno stato di abbandono e di incuria che ha trasformato la montagna in una bomba ad orologeria». Veniva descritta una condizione per la quale quella vegetazione rappresentava «un pericoloso deposito di combustibile alla mercé di qualunque piromane che può svegliarsi la mattina e decidere di appiccare un incendio senza lasciare nessuna possibilità di spegnerlo e vederlo continuare a bruciare fino a quando non sarà consumato l’ultimo albero». C’è chi si chiede perché non siano stati adottati dal Corpo Forestale i Piani ripartimentali, cioè i piani operativi della campagna antincendio. Ci sono poi dubbi sulle forze in campo per contrastare le fiamme, senza dimenticare il telerilevamento che è fondamentale per la prevenzione degli incendi. Si tratta di una tecnologia che permette di rilevare principi di incendio a distanze fino a 20 chilometri, ma i processi di collaudo e messa in opera in Sardegna si sono fermati.