L’uomo fermato e interrogato per l’incendio alla cattedrale di Nantes è stato rilasciato dagli inquirenti francesi. Si tratta di un volontario che il giorno prima del rogo era stato incaricato di chiudere a chiave la chiesa. L’uomo è stato interrogato per ore, mentre nel frattempo la polizia scientifica proseguiva nei suoi rilievi. Il 39enne è stato ascoltato ieri, secondo quanto riportato da France Info, in quanto gli inquirenti avevano riscontrato delle discrasie nel suo racconto. Era stato incaricato di chiudere la cattedrale venerdì sera, quindi gli investigatori hanno voluto chiarire gli orari in cui ha fatto il suo ingresso in chiesa e quando ha chiuso il portale. Stasera l’uomo è stato rilasciato. Intanto gli esperti hanno lavorato su due dei tre luoghi da cui sono partite le fiamme, perché l’altro, che è al livello del grande organo, quindi a 30 metri di altezza, non è stato ancora messo in sicurezza. (agg. di Silvana Palazzo)



INCENDIO CATTEDRALE NANTES: LA PISTA DOLOSA

L’incendio che ha sconvolto ieri la Francia nella Cattedrale cattolica di Nantes è ormai quasi certo sia di natura dolosa: un uomo è stato fermato nella città francese, spiega Bfm TV e si tratta di un volontario che il giorno prima del rogo choc era stato incaricato di chiudere a chiave la chiesa. Domate le fiamme dopo ore di interventi dei pompieri francesi sono stati trovati i tre inneschi vicino all’organo storico – distrutto completamente dall’incendio – alla navata ai rosoni della facciata: non ci sono dubbi sulla natura dolosa ma non essendo stati trovati segni di effrazione la responsabilità al momento cade sul volontario della Diocesi, un rifugiato di origini africane senza precedenti penali e uomo di fiducia del vescovo dato che gli erano state affidate le chiavi della Cattedrale gotica di San Pietro e Paolo a Nantes. «Non siamo nello scenario della Cattedrale di Parigi di Notre Dame, visto che il tetto rifatto con rinforzo in cemento, dopo il rogo del ’72, non è stato danneggiato», ha spiegato il capo dei vigili del fuoco di Nantes, Laurent Ferlay,



INCENDIO CATTEDRALE NANTES: “NON UN CASO”

«Non è un caso», ha spiegato ieri il procuratore di Nantes Pierre Sennès annunciando l’apertura dell’inchiesta per incendio doloso nella Cattedrale di San Pietro e Paolo: le fiamme si sarebbero alzate all’incirca alle 7,30 ma l’allarme ìè stato dato un quarto d’ora dopo ovvero quando alcuni abitanti hanno notate che bruciava il grande rosone centrale con il fuoco che proveniva dall’interno della grande chiesa cattolica. Il grande organo del XVII secolo è andato in fumo e non è stato possibile salvarlo, ma si è tentato di evitar quanto successo solo due anni fa a Notre Dame. I casi si somigliano per l’effetto choc provocato ma nel caso di Parigi si trattava di una estrema dose di disattenzione (mozzicone sigaretta rimasto acceso), qui a Nantes invece si sospetta nel progetto doloso del rogo. La Francia piange l’ennesimo incendio in una Cattedrale che negli ultimi anni sta devastando il Paese: Notre Dame, poi Saint Denis, Rennes, Saint Sulpice a Parigi, Nancy, Pontoise e oggi Nantes. «Stanno bruciando le nostre radici cristiane», ha esclamato allarmato il Premier francese Jean Castex mentre il Presidente Macron da Bruxelles fa sapere «Dopo Notre-Dame, la cattedrale Saint-Pierre-et-Saint-Paul, nel cuore di Nantes, è in fiamme. Supporto ai nostri vigili del fuoco che corrono tutti i rischi per salvare questo gioiello gotico della città». Ferlay dopo gli interventi durati tutta la giornata ha invece fatto sapere che la piattaforma su cui si trova il grande organo «è molto instabile e rischia di crollare».