Clamoroso retroscena sull’incendio del grattacielo di Milano, la cosiddetta Torre dei Moro, ubicata in via Antonini. È spuntato, infatti, un documento risalente al 2018 e rilasciato da un’azienda spagnola di Burgos, produttrice dei pannelli che rivestivano la facciata dell’edificio, nel quale veniva fortemente sconsigliato il loro utilizzo per palazzi troppo alti. Essi, infatti, rientravano nella categoria E, ovvero “normalmente infiammabile”, e le indagini della procura di Milano per disastro colposo dovranno chiarire chi li abbia autorizzati e chi avrebbe dovuto preoccuparsi di valutare al meglio quella decisione, rivelatasi a dir poco devastante.
Va specificato, inoltre, che il grattacielo milanese ha ottenuto l’abitabilità nel 2011, quando le leggi in vigore non vietavano di usare materiale infiammabile per le facciate degli immobili. Un vuoto normativo, insomma, visto che il divieto è scattato solo nel 2017. “La Stampa” ha riferito che la ditta iberica che produce i pannelli in Alucoil Pe aveva pubblicato sul suo sito un testo che, letto oggi, fa venire i brividi: “Il prodotto è stato pensato solo per edifici bassi, come tettoie e segnaletica stradale”.
GRATTACIELO MILANO: LE IPOTESI SULL’INCENDIO
Intanto, si continua a indagare sulle ipotesi relative alle origini dell’incendio del grattacielo di Milano. La Procura, com’è noto, ha momentaneamente messo da parte la possibilità che le fiamme possano essere divampate a seguito di un cortocircuito nell’appartamento al quindicesimo piano, dal momento che l’energia elettrica era stata staccata quando gli inquilini erano partiti due settimane prima per le vacanze.
Si parla, adesso, di un possibile “effetto lente“: la luce solare, attraverso un oggetto di vetro sul balcone, potrebbe aver sprigionato il fuoco alcuni rifiuti presenti a terra. Tuttavia, non si esclude che tutto abbia avuto inizio da un mozzicone di sigaretta. Resta, tuttavia, da accertarne l’eventuale appartenenza e non manca neppure il sospetto che la rapidità con cui il palazzo è stato avvolto dal rogo, sia dovuta ai rivestimenti di spugna dei balconi, un accorgimento che avrebbe dovuto attutire i rumori esterni e che, invece, avrebbe contribuito alla propagazione dell’incendio devastante.