Stando alle parole rilasciate dall’amministratore della Torre dei Moro, il palazzo che ha preso fuoco domenica scorsa a Milano, la facciata dell’edificio “era composta di Alucobond, un materiale costituito da lamiere di alluminio”. Nel nostro tentativo di saperne di più, parlando con diversi esperti del settore ingegneristico civile e anti incendi, nessuno si è detto a conoscenza di tale materiale, che però si trova facilmente su Internet. Esiste infatti un marchio registrato che descrive cosa sia: “ALUCOBOND® è un pannello composito costituito da due lamiere esterne di alluminio e un nucleo di sostanze minerali difficilmente infiammabili o ignifughe, garantisce una qualità sostenibile e soddisfa i massimi requisiti artistici”.



Eppure è proprio la facciata dell’edificio, costruita a vela, che ha preso fuoco e si è distrutta, mentre la struttura ha resistito. Il fuoco quindi si sarebbe propagato tramite questi pannelli. L’effetto camino (lo spazio tra i pannelli di rivestimento e l’ossatura principale del palazzo) ha poi fatto il resto: l’aria contenuta in quello spazio ha contribuito a far propagare le fiamme esattamente come successo alla Grenfell Tower di Londra quattro anni fa. Secondo Marco di Prisco, ordinario di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano, “si vede chiaramente dalle immagini che l’edificio è bruciato nella parte esterna. È molto strano, perché se, come ha detto l’amministratore dell’edificio, si trattava di lamiere di alluminio, questo come qualunque materiale metallico non si incendia”.



La sensazione, ha aggiunto di Prisco, in attesa dei risultati di indagini approfondite, “è che il materiale usato in fase di test non abbia supportato tutte le possibili varianti. È anche vero che quando questa torre è stata costruita, dieci anni fa, ancora non esisteva l’attuale normativa a proposito del materiale da usare, normativa che è oggi molto più stringente in quanto a materiali combustibili”.

L’amministratore del condominio ha detto che la facciata del palazzo era composta di Alucobond, un materiale costituito da lamiere di alluminio. Lo conosce?

Sinceramente no, però dalle immagini che abbiamo visto sembra proprio che l’incendio si sia propagato nelle strutture esterne. Se si tratta di lamiere di alluminio, così come qualunque materiale metallico, non è possibile che prenda fuoco. L’unica spiegazione possibile, quindi, si può trovare nel materiale interno, che funge da isolante di questa struttura esterna.



Si parla di effetto camino, come successo a Londra alla Grenfell Tower. Che ne pensa?

L’effetto camino c’è stato di sicuro, però sembrerebbe che il materiale esterno si sia incendiato. La sensazione è che non sia stato solo un effetto camino.

Ma l’effetto camino come si rende possibile?

In questo caso si tratta di un edificio moderno con la cosiddetta facciata ventilata e questo tipo di facciata per definizione sfrutta l’effetto camino. Questo, in caso di incendio, diventa un problema: il fuoco si propaga più velocemente, non ci sono separazioni che impediscano all’aria di muoversi all’interno di quel volume.

Forse sarebbe il caso di evitare costruzioni architettoniche di questo tipo, a “facciata ventilata”?

Vorrebbe dire che tutta l’edilizia che da anni persegue nuove idee architettoniche non potrebbe più svilupparsi. Bisognerebbe piuttosto progettare qualcosa che non vada in fiamme, perché l’effetto camino si sviluppa anche quando un incendio si propaga dall’interno. Bisognerebbe forse limitare la struttura a blocchi, questo però è un problema che non è stato mai preso in esame.

Resta il fatto che a prendere fuoco è stata la facciata esterna.

Il materiale interno ai pannelli della facciata per qualche condizione particolare ha preso fuoco, ma sembra strano sia successo, perché avrebbe dovuto essere convalidato. La nostra legge lo impone, sembra strano che un materiale relativamente nuovo e dichiarato idoneo non lo sia. Si può pensare che sia accaduta qualche cosa di contorno, che non è stata accertata nella fase sperimentale.

Il test del materiale usato potrebbe non aver soddisfatto tutte le condizioni richieste? Nel caso della Grenfell Tower si è poi scoperto che il materiale usato era stato definito idoneo pur non essendolo.

In quel caso sappiamo, è stato appurato, che il materiale era infiammabile.

Quindi anche in questo caso si potrebbe scoprire qualcosa del genere?

Tutto si gioca su quali test sono stati condotti per dichiarare ignifugo questo materiale e sulle condizioni di contorno di quei test. Come detto prima, ci potrebbe essere il ruolo di qualche condizione di contorno che potrebbe risultare significativa.

È però quasi accertato che l’incendio sia dovuto a un cortocircuito nell’appartamento del quindicesimo piano, i cui proprietari erano assenti da due settimane. Lascia però sbalorditi come nel 2021 un semplice cortocircuito possa scatenare un tale inferno.

È un rischio che c’è sempre. Alcuni anni fa alla Facoltà olandese di Architettura di Delft scoppiò un incendio per un banalissimo cortocircuito della macchinetta del caffè e la distrusse completamente, era l’università tecnica più importante al mondo. Andarono in fiamme tutto l’archivio, la biblioteca, le aule, i dipartimenti, le attrezzature e importantissimi documenti.

Ultimamente, in un momento storico in cui a Milano si continuano a costruire grattacieli, sono stati presentati studi che li criticano, sostenendo che sono colpevoli di emissioni climalteranti per via del troppo materiale da costruzione. Anche la Torre dei Moro era recente, aveva solo dieci anni. Pensa che andrebbe invertita questa tendenza?

Ci sono vantaggi e svantaggi in tutto. Possiamo dire che molte società moderne per cercare di ridurre il suolo consumato cercano di rifarsi in altezza. Ci sono mille soluzioni di grattacieli studiati come macchine energetiche fantastiche, che risultano molto sostenibili. Anche se spesso l’esperienza ci porta a dire che l’uomo sta meglio in ambienti meno sviluppati dal punto di vista architettonico. È il caso dei dipendenti di Palazzo Lombardia, che preferivano il vecchio grattacielo Pirelli, che pure era molto alto.

Perché?

Noi studiamo tutti i parametri, però può essere che le condizioni di benessere per l’uomo non coincidano con i parametri che noi realmente avvertiamo. I dipendenti di Regione Lombardia, come da loro stessi ammesso, sentono l’esigenza di uscirsene dopo due o tre ore. Questo ci dice che qualche parametro è stato ignorato.

(Paolo Vites) 

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