Le cause dell’incendio del grattacielo a Milano avvenuto domenica 29 agosto sono ancora un mistero: si indaga sul cosiddetto “effetto lente”. L’ipotesi di un cortocircuito, a cui si era pensato inizialmente, in base a quanto ricostruisce ANSA, sarebbe invece stata scartata dagli inquirenti a seguito dei rilievi effettuati nell’appartamento da cui è partito il rogo. La corrente elettrica, in quel momento, come messo a verbale dai proprietari e successivamente verificato, era infatti staccata.
A scatenare le fiamme potrebbe essere stato un oggetto, erroneamente lasciato dal residente del quindicesimo piano sul bancone. Una bottiglia di vetro, questa una prima ipotesi. Essa avrebbe riflesso i raggi del sole su un oggetto infiammabile, come dei rifiuti. Da lì la miccia, complici le elevate temperature. Gli investigatori stanno procedendo “per esclusione”. Al momento, tuttavia, non c’è nulla di certo, tranne il fatto che a Torre del Moro, in via Antonini 22, tutto è andato distrutto.
Incendio grattacielo Milano: cos’è l’effetto lente
Il cosiddetto “effetto lente” potrebbe essere stata la causa scatenante dell’incendio del grattacielo da diciotto piani di Milano: le indagini, condotte dai vigili del fuoco e dalla squadra di polizia giudiziaria del dipartimento guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano e coordinate anche dal pm Marina Petruzzella, si stanno soffermando su tale ipotesi. Di cosa si tratta, in pratica?
Come evidenzia il nome stesso, quel che viene definito “effetto lente” prevede che un oggetto di vetro, presumibilmente una bottiglia, rifletta per un determinato periodo di tempo i raggi solari nella sua direzione. Nel caso in cui tale riflesso colpisca un materiale infiammabile, come i rifiuti, potrebbero scaturire il fuoco. A favorire il propagarsi delle fiamme sarebbe stato inoltre il cosiddetto “effetto camino” provocato dalla pannellatura di rivestimento della Torre del Moro, che avrebbe fatto da conduttore, facendo correre il fuoco verso l’alto e verso il basso. Tutto, però, è ancora da verificare. I proprietari dell’appartamento, infatti, erano fuori città da giugno, motivo per cui appare discutibile l’ipotesi che abbiano lasciato qualcosa per un così lungo periodo in balcone.