L’IPOTESI DIETRO AL DRAMMATICO INCENDIO DI TIVOLI: “MORTI PER BLACKOUT OSPEDALE”
Dietro il tragico incendio che nella notte tra venerdì e sabato ha colpito l’ospedale di Tivoli – provocando 3 morti, diversi feriti e 150 evacuati – potrebbe esserci un’ipotesi che convince più delle altre gli inquirenti in queste prime. Secondo infatti quanto riportato dalla figlia di una dei tre anziani rimasti uccisi a seguito del vasto incendio (sviluppattosi nell’area dei rifiuti ospedalieri), sarebbe stato il blackout scatenato dal rogo ad aver sospeso il funzionamento vitale per le 3 morti.
Morti dunque non per il fumo per ma il blackout elettrico: così il “Corriere della Sera” riporta la tesi investigativa emersa in giornata. Ad avvalorare tale ipotesi per l’appunto le parole di Barbara Ilari, figlia di Giuseppina Virginia Facca (84 anni): assieme a lei sono morte durante l’incendio Pierina Di Giacomo (87enne) e anche Romeo Sanna, 76 anni, morto in ambulanza durante il trasferimento in un altro ospedale di Roma. Due erano ricoverati nel Reparto di Medicina Generale dell’ospedale di Tivoli, il terzo nel reparto di Medicina d’Urgenza e comunque tutti e tre legati ai macchinari salvavita.
PARLANO I PARENTI DELLE TRE VITTIME DELL’OSPEDALE DI TIVOLI
Dunque non solo il mancato funzionamento del complesso sistema anti-incendio potrebbe essere stato appunto il blackout elettrico a contribuire alla morte dei tre anziani vittime della strage di Tivoli. «Ieri in camera mortuaria ho potuto riconoscere il corpo di mia madre, che aveva 84 anni ed era ricoverata e intubata in ospedale: la sua vita era legata a quella macchina, questo mi avevano sempre detto i medici. Se durante l’incendio c’è stato un black out e i macchinari non hanno funzionato, è molto possibile che sia morta per questo», così racconta al “Corriere” Barbara, figlia di Giuseppina Facca. Anche Sanna tra l’altro si trovava legato all’ossigeno in seguito a problemi polmonari e sarebbe in seguito morto per embolia polmonare in ambulanza proprio perché gli era stato staccato l’ossigeno durante l’incendio (visto il rischio di esplosione).
«Mi chiedo a cosa serva un tossicologo per l’autopsia, visto che le cause della morte potrebbero non essere legate solo al fumo ma anche ad altri elementi come questo», conclude Barbara Ilari, «La verità non emergerà. Inoltre immagino che durante il caos dei soccorsi sia stata fatta una scelta di priorità sui pazienti, nonostante mi abbiano detto di aver tentato di rianimarla». Accertamenti in questo senso sono scattati da parte di Polizia e Vigili del Fuoco, delegati per le indagini dalla Procura di Tivoli: si indaga per omicidio colposo plurimo e incendio colposo per ora contro ignoti, oltre che sul funzionamento dei gruppi di continuità in alcuni reparti (riporta ancora il “Corriere”). In Terapia Intensiva e in altri reparti la luce e l’energia non sarebbe mai mancata neanche nel pieno dell’incendio, mentre il blackout è scattato al Pronto Soccorso e in altri reparti, pregiudicando forse il funzionamento di alcuni macchinari salvavita. Insomma, resta da capire cosa sia successo a Medicina Generale e in Urgenza e se quelle tre tragiche morti sarebbero potute essere evitate. Ancora ieri pomeriggio il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto ai cronisti davanti l’ospedale ha sottolineato come «bisognerà accertare le cause della morte delle tre persone, per questo lunedì saranno nominati il medico legale e il tossicologo. C’è il sospetto che siano decedute a causa di quanto successo in ospedale». L’ospedale di Tivoli, inserito dalla classifica Agenas come ottavo nosocomio peggiore d’Italia, è stato posto sotto sequestro: «Nessuno è morto tra le fiamme. Delle tre vittime una era ricoverata in medicina di urgenza e due in medicina generale», ha aggiunto il procuratore.