Capita, cercando informazioni sul coronavirus, di imbattersi in un nostro pezzo di febbraio ove, con una certa perizia, dicevamo quello che non ci convinceva dei numeri “ufficiali” targati Cina. Siamo stati tra i primi. Del resto, prima di conoscere de visu il Covid-19, era assai improbabile stimare come corrette cifre come gli 80mila contagiati su 1,5 miliardi di persone, soprattutto dinanzi a certi eventi, come la famosa “fuga da Wuhan” la notte prima del blocco totale, quando 500mila persone si riversarono oltre la diga di contenimento predisposta dal governo cinese e i cui effetti reali non sono stati da subito compresi.



Il velo di Maya

A nostro avviso “il punto di non ritorno” del calcolo cinese arriva nei giorni del ricalcolo, scusate il gioco di parole, ovvero in quell’aumento pari a 14.000 contagi entrati in curva (poi assestata nel giro di qualche giorno), si disse, a causa di un cambio parametro imposto dall’Oms.

Un cambio di parametro che fece schizzare il dato in salita ripida, ma che poi si attenuò poco dopo. Chi ha messo mano a quei dati però, ha agito bene, ovvero ha mantenuto una certa proporzionalità con l’originale, o almeno questo abbiamo dedotto.



In realtà, per un certo periodo, la curva italiana è stata molto simile a quella cinese, con Wuhan proporzionata a Milano. Nei primi 15 giorni di marzo è stata caccia al “picco”, poi diventato onda (ancora in corso). Qualcosa è cambiato intorno a metà marzo, quando le varie gaussiane presenti sui principali media hanno iniziato ad essere incoerenti. Allora è cambiato l’approccio e si è iniziato a parlare di modelli caotici, proprio come avevamo anticipato. Si è così invocato l’approccio cinese, i Big Data, il tracciamento e molto altro. Il tutto per rifarsi a quella curva cinese così perfetta, forse troppo.



Mente quindi in Italia si assisteva ad una drammatica guerra di nervi e a punte di contagi e decessi, in Cina ci si avviava verso il piatto di una linea in decrescita tendente allo zero. Una vittoria “blitz” quella di Pechino, dopo la grande paura.

In realtà, se abbiamo una tripletta: 15, 150 e 1500 e la dividiamo per due, otteniamo sempre al medesimo risultato, pur in forme diverse, ovvero 7,5 – 75 – 750. Cambiano i valori assoluti dei numeri trattati in divisione, ma ne rimane l’idea. Quindi tra 8.000, 80.000, 800.000 od 8.000.0000 cambia davvero poco in termini di “senso dell’idea” applicato ad un contesto. Anzi, milioni s’addice più a miliardi e quindi appare più plausibile comparare tale cifra all’1,5 miliardi corrispondente agli abitanti della Cina intera.

Ricalcolo inverso dai dati italiani

Poniamo che il picco cinese di febbraio non fosse stato artificiale ma reale, immaginiamo quindi un continuum ad onda di picchi (come in Italia). Andrebbe eseguito un ricalcolo a partire dal primo giorno (23 gennaio) con moltiplicatore pari a circa 2,5 per i contagi e circa 1,3 per i decessi, oltre a 1,6 per i guariti. Questi dati vanno incrociati e messi in in proporzione, con vecchi e nuovi parametri. I moltiplicatori sono calcolati tramite proporzione al dato incrociato tra i dati con i “vecchi” parametri (poi definiti errati) e quelli con il nuovo calcolo, oltre all’incrocio (ora doveroso) con la curva italiana.

La potenza (della curva iniziale esponenziale applicata, ovvero quella italiana), avrebbe base 30 (dati giorno 1) ed esponente una cifra tra 2,5 – 1,3 – 1,6. Esponenti che vanno calcolati  in base alle variabili. Quindi possiamo fare una media e sovrapporla al dato italiano. Ciò permetterebbe anche di trovare i contagiati totali, anche quelli non calcolati, ma resi visibili dalla proporzione con i dati italiani.

Servirebbe però una ulteriore proporzione sul “picco” medio (si dovrebbe fare la media dei “picchi”). Per concludere i contagiati avrebbero qualche zero in più (circa 80 milioni) e i decessi un 3% (qui applichiamo le tabelle Oms).

Ipotesi di calcolo con esponente 2,5

Indicando come D il dato iniziale del contagio, abbiamo D x 2,5 = D2. D2 va poi moltiplicato ancora per 2,5, e così per 20 giorni (la durata della salita ripida italiana) quindi, per banalizzare, il dato crudo di ogni giorno va moltiplicato per 2,5. Si finirebbe a milioni. Stesso procedimento con decessi e guariti, che risulterebbero decine di migliaia.

A questo ricalcolo, applicando ai tre macro-dati i tre decimali, addirittura abbassati dopo il nuovo ricalcolo dei doppioni (come riferito dall’Oms proprio nell’epicentro dell’epidemia, quindi, in base alle proporzioni, rispettivamente un 15% in meno), risulterebbero dati assai diversi, forse deleteri per la salute e l’economia cinese e l’immagine all’estero.

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