Il tribunale dei Ministri di Roma sembra aver messo definitivamente una pietra sopra all’inchiesta covid contro Roberto Speranza, Giuseppe Conte e vari altri esponenti del governo pandemico, respingendo l’istanza di riapertura delle indagini avanzata dall’avvocato Renato Penna del Foro di Catania. Istanza presentata lo scorso ottobre alla luce delle prima richiesta, da parte della Procura di Roma, di archiviare le indagini, presentata lo scorso giugno, quando si ritennero infondate le tesi a sostegno dell’accusa.



La negata riapertura dell’inchiesta covid contro Speranza e Conte è stata motivata dal tribunale dei Ministri con l’assenza di nuove prove a favore dell’accusa. L’archiviazione di un indagine contro i ministri, spiega Maria Teresa Cialoni (presidente del Collegio per i reati ministeriali), è disposta “con decreto non impugnabile” e l’autorizzazione alla riapertura delle indagini può arrivare solo “quando è ragionevolmente prevedibile l’individuazione di nuove fonti di prova che, da sole o unitamente a quelle già acquisite, possano determinare l’esercizio dell’azione penale”. Le prove originali a sostegno dell’inchiesta covid contro Speranza e Conte sono state definite “irrilevanti“, perché già archiviate, mentre i numerosi dati raccolti dalla trasmissione Fuori dal Coro non sono “nuove fonti di prova” e, quindi, la riapertura dell’indagine “è ritenuta inammissibile”.



Inchiesta covid: negate le indagini su Speranza e Conte

Insomma, per ora non vi sarebbero elementi per giustificare, secondo il tribunale dei Ministri, la riapertura dell’inchiesta covid contro Speranza e Conte. Non si può tuttavia escludere che in futuro, a fronte di una nuova istanza con prove solide, non verrà riconsiderata la riapertura. Amareggiato, oggi come lo scorso giugno, l’avvocato Renato Penna che già in occasione della richiesta di archiviazione dalla Procura aveva criticato la chiusura, con un unico fascicolo, di “esposti, denunce, querele di migliaia di cittadini e professionisti” che, differentemente, andavano analizzate una per una.



Le migliaia di querele a sostegno dell’inchiesta covid contro Speranza e Conte, però, secondo la corte “non hanno trovato alcun riscontro, neppure nelle fasi iniziali della pandemia, nella letteratura scientifica accreditata a livello mondiale, ma neanche nelle fonti ufficiali di informazione o nelle posizioni delle autorità politiche nazionali ed internazionali”.