La procura di Brescia chiede l’archiviazione per l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Sanità Roberto Speranza in riferimento all’inchiesta Covid, quella sulla gestione della prima fase della pandemia a Bergamo. Il provvedimento, che è stato firmato dai pm Francesco Prete e Silvio Bonfigli, deve essere ora valutato dai giudici del tribunale dei Ministri, a cui Bergamo aveva inviato il fascicolo a marzo. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, i tempi non dovrebbero essere lunghi.
Se la richiesta non dovesse essere accolta, il tribunale dovrà passare da Camera e Senato per l’autorizzazione a procedere, altrimenti la vicenda si chiuderà definitivamente. Per Conte e Speranza le ipotesi di reato che erano state formulate dalla procura di Bergamo sono epidemia colposa e omicidio colposo. Il presidente del Movimento 5 Stelle è coinvolto nel capitolo che riguarda la mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo, invece l’ex ministro della Sanità per la mancata applicazione del piano pandemico esistente, ma risalente al 2006.
INCHIESTA COVID: LA REAZIONE DELLE FAMIGLIE DELLE VITTIME
Le famiglie delle vittime sono amareggiate per la richiesta di archiviazione su Giuseppe Conte e Roberto Speranza. «Questa non è giustizia, con questa richiesta è stata tradita per l’ennesima volta la memoria dei nostri cari e il loro sacrificio», dichiarano i familiari che si sono riuniti nell’Associazione #Sereniesempreuniti. Per loro resta la convinzione che la pandemia Covid non sia stato uno tsunami. «Molte morti si sarebbero dovute evitare e qualcuno è responsabile di ciò». I legali ora attendono la decisione del tribunale dei Ministri e di capire le motivazioni della richiesta della procura di Brescia, «soprattutto a fronte delle evidenze documentali contestualizzate in un’indagine di tre anni espletata in modo approfondito e coraggioso dalla Procura di Bergamo».
INCHIESTA COVID: COSA SUCCEDE ORA
Secondo il Corriere della Sera, resterà aperto a Bergamo il capitolo sull’ospedale di Alzano Lombardo e quello sulle presunte mancanze dell’Ats locale. A tal proposito, il capo d’imputazione riguardante il rifiuto di atti d’ufficio sulla mancata attuazione del Piano nazionale influenzale del 2006 e del piano pandemico regionale potrebbe passare a Milano per le posizioni di Giulio Gallera (’ex assessore regionale al Welfare) e del suo dg Luigi Cajazzo, a Roma per quelle di Claudio D’Amario (ex dg della Prevenzione del ministero), il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro e Angelo Borrelli (ex capo della Protezione civile). Nella capitale, tra l’altro, sono state trasmesse le carte sul mancato aggiornamento del piano pandemico, aspetto per il quale sono indagati 10 tecnici oltre a Speranza e ai due ministri che lo hanno preceduto, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin.