La scorsa settimana è arrivata la sentenza sull’inchiesta plusvalenze, con il proscioglimento dei 59 dirigenti che rischiavano una condanna sportiva. La Procura federale aveva messo nel mirino diverse società per presunti introiti fittizi nella compravendita di calciatori, poche ore fa sono state rese note le motivazioni della decisione dei giudici.



Come confermato dal Tribunale federale nazionale della Figc, solo poche delle cessioni esaminate nell’inchiesta plusvalenze presentano le caratteristiche individuate “quali sintomi di operazioni ‘sviate’ e finanziariamente ‘fittizie’. Indubbiamente, tali cessioni destavano e destano sospetto, che tuttavia non attinge la soglia della ragionevole certezza, data da indizi gravi, concordanti e plurimi, così come già ritenuto in passato”. Ma non è tutto…



INCHIESTA PLUSVALENZE, LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

Nelle motivazioni della sentenza sull’inchiesta plusvalenza, i giudici hanno osservato che il metodo Transfermarkt non regge. Come riporta Repubblica, “per tutte le cessioni oggetto di deferimento e non solo per quelle meritevoli di sospetto, il metodo di valutazione adottato dalla Procura federale può essere ritenuto ‘un’ metodo di valutazione, ma non ‘il’ metodo di valutazione”. Il tribunale ha sottolineato che il metodo in questione si rifà ad un sito privato e privo di riconoscimento ufficiale da parte degli organismi calcistici internazionali e nazionali. Inoltre, il sistema Transfermarkt “è influenzato da valutazioni di soggetti privati meri utenti del sito stesso”. Secondo i giudici, il libero mercato non può essere guidato da un metodo valutativo, per questo motivo è arrivato il proscioglimento dei 59 dirigenti indagati, poichè “una volta ritenuto non utilizzabile il metodo di valutazione posto dalla Procura federale a fondamento del deferimento, e in assenza di una disposizione generale regolatrice, consegue che le cessioni oggetto del deferimento stesso non possono costituire illecito disciplinare”.

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