In questa terza e ultima parte della nostra analisi (qui la prima parte e qui la seconda) vedremo come la spesa sanitaria pubblica possa essere spiegata attraverso un modello di regressione multipla in funzione delle entrate fiscali e della percentuale di popolazione con età superiore a 80 anni: in base a tale modello, effettueremo una stima di quello che dovrebbe essere il valore atteso della spesa sanitaria pubblica in Italia.
Gli indicatori esplicativi della spesa pubblica
Gli indicatori che sono stati considerati sono i seguenti:
1) Population ages 80 and above (% of total population): percentuale della popolazione con età superiore o uguale a 80 anni sul totale della popolazione.
2) Tax revenue as % of GDP: ovvero le entrate fiscali in percentuale al Pil. Le entrate fiscali sono definite come entrate riscosse da imposte sul reddito e sui profitti, contributi previdenziali, imposte riscosse su beni e servizi, imposte sui salari, imposte sulla proprietà e sul trasferimento di proprietà e altre imposte. Il gettito fiscale totale in percentuale del Pil indica la quota della produzione di un Paese che viene riscossa dal Governo attraverso le tasse. Può essere considerato come una misura di quanto l’esecutivo controlla le risorse dell’economia. Il carico fiscale viene misurato prendendo le entrate fiscali totali ricevute in percentuale del Pil. Questo indicatore si riferisce al Governo nel suo insieme (centrale e locale) ed è misurato in milioni di dollari e percentuale del Pil. Il dato proviene dalla banca Ocse, al contrario degli altri utilizzati che provengono dalla Banca Mondiale.
Commento
La percentuale di popolazione con età superiore agli 80 anni rappresenta un indicatore del fabbisogno di spesa sanitaria in un Paese. Le malattie croniche infatti, proprie degli anziani, rappresentano un costo considerevole per la sanità come evidenziano molti studi, pertanto abbiamo raccolto anche tale indicatore in modo che fosse chiaro quale peso si trova a sopportare la sanità italiana in rapporto agli altri Paesi europei. La quota di over 80 ha una tendenza generale alla crescita in tutta Europa: passando dall’1,8% al 5,2% tra il 1960 e il 2018. In Italia la quota di over 80 è stata sempre sopra la mediana europea, ma dal 1990 ha superato anche il 75° percentile e ormai ci troviamo ai primi posti per tale indicatore: oggi la quota di over 80 è di quasi l’8% (da poco meno del 2% nel 1960). La crescita del peso sul sistema sanitario è facilmente immaginabile.
Questo grafico mostra che la spesa pubblica sanitaria in percentuale del Pil (in ordinata; indicatore 3) cresce all’aumentare della percentuale di over 80 in un Paese (in ascissa). Questo dato sarà utile successivamente per costruire un modello di regressione che ci dica quale dovrebbe essere il livello atteso (teorico) di spesa pubblica sanitaria dato il livello di over 80 in Italia.
La percentuale di spesa pubblica dipende tuttavia anche dal livello di tassazione, perché è ovvio che laddove ci sia un minore livello di pressione fiscale i privati sono chiamati a provvedere in misura maggiore alle spese sanitarie, riducendo così il peso sulla sanità pubblica. È per questo che si è raccolto anche il seguente indicatore.
Il livello di entrate fiscali in percentuale al Pil è interessante poiché laddove ci sia una maggiore percentuale è lecito attendersi che la parte di quota di spesa sanitaria coperta dallo Stato sia maggiore. Tale indicatore si colloca tra il 34% e il 38% a livello europeo. Il nostro Paese si trova ben sopra il 75° percentile. La Francia si colloca a livelli superiori ai nostri, mentre la Germania sta attorno alla media europea. Nel 2016 il livello di entrate fiscali in Italia rappresentava il 42,3% in rapporto al Pil. La figura qui sotto mostra che c’è una relazione crescente tra percentuale di entrate fiscali (in ascissa) e percentuale di spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil (in ordinata; indicatore 3), considerando il periodo 2000-2016 e tutti i paesi europei.
Si è pertanto provveduto a costruire un modello di regressione in cui si cerca di spiegare la spesa sanitaria pubblica in percentuale al Pil in funzione della percentuale di entrate fiscali e della percentuale di over 80, utilizzando i dati relativi agli anni dal 2000 al 2016 per tutti i Paesi europei per i quali risultavano disponibili i dati in questione (26) per un totale di 442 osservazioni, e inserendo una variabile indicatrice (dummy) per ogni anno, ottenendo i seguenti risultati (si riporta il solo anno 2016 per la variabile indicatrice dell’anno)
Questa equazione (il cui R quadro è pari a 0,40) ci dice che quando le entrate fiscali aumentano dell’1% la spesa sanitaria pubblica aumenta dello 0,13% e quando la percentuale di over 80 aumenta dell’1% la spesa sanitaria pubblica aumenta dello 0,25%. Tra parentesi, accanto ai coefficienti, i Pvalue dei coefficienti i quali, risultando tutti inferiori allo 0,02, indicano che i coefficienti sono significativamente diversi da zero al livello di significatività del 2%.
In base a tale equazione, disponendo dei dati relativi alla percentuale di entrate fiscali e alla percentuale di over 80 in Italia, è stato possibile calcolare il livello teorico che dovrebbe avere la spesa sanitaria pubblica nel nostro Paese, in modo da raffrontarlo con il dato effettivamente osservato. I risultati di tale confronto sono riportati nella figura qui sotto.
La spesa sanitaria pubblica in Italia è sempre stata inferiore a quella che sarebbe normale attendersi in relazione al livello di tassazione e alla quota di popolazione over 80: tra il 2000 e il 2008 il gap è stato attorno allo 0,6-0,7%, ma dal 2008 è aumentato, arrivando negli ultimi anni oltre l’1%, un effetto che va ovviamente riferito alla crisi finanziaria del 2007-2009. Nel 2016 manca all’appello un 1,1% di Pil pari a quasi 19 miliardi di euro a prezzi 2016.
Conclusioni
L’analisi fin qui condotta suggerisce che se in futuro il nostro Paese riuscirà a reperire risorse aggiuntive per la sanità, queste, sulla base delle evidenze empiriche riportate, andrebbero primariamente utilizzate per aumentare la dotazione di posti letto e personale paramedico, mentre in prospettiva è necessario aumentare il numero di laureati in discipline sanitarie per supportare il turnover del personale medico, il cui livello appare congruo, in quanto a numero, con i più elevati livelli europei.
(3- fine)