“Visita” a sorpresa al Copasir: lo scorso 24 maggio ospite un esponente di spicco dell’Fbi. E i retroscena sono a dir poco sfiziosi. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il senior national intelligence officer Patrick Shiflett ha chiesto un incontro informale per discutere di ingerenze cinesi con il Comitato per la sicurezza della Repubblica.
Accompagnato da quattro funzionari dell’Ambasciata statunitense e assistito da un interprete personale, l’ufficiale dell’Fbi non ha offerto grossi spunti di novità nel corso del dialogo con i parlamentari. Qualcosa però è cambiato a pochi minuti dal termine dell’incontro, durata 60 minuti in tutto. Shiflett, infatti, ha preso la parola per spiegare “come i cinesi finanzino negli Stati Uniti fondazioni, università, circoli culturali”, ma anche la politica. Ma l’annuncio è certamente un altro…
“Inchiesta su Trump e sui rapporti con la Cina”
Come riportato dal Corriere, infatti, l’ufficiale dell’Fbi ha rivelato che negli Stati Uniti è in corso un’indagine per verificare se Pechino abbia finanziato la campagna presidenziale di Donald Trump. Poco dopo, però, è terminato l’incontro e Shiflett non è potuto entrare nel dettaglio dell’inchiesta. Una notizia importante, ma c’è sicuramente di più. Perché rendere nota l’indagine su Donald Trump al Copasir, ovvero al Parlamento di uno Stato estero? Il pensiero – aggiunge Verderami – è andato all’estate del 2019, con l’amministrazione Trump in carica, e in particolare al viaggio a Roma dell’ex ministro per la giustizia a stelle e strisce, William Barr, con tanto di accoglienza trionfale da parte dell’allora premier Giuseppe Conte e dal direttore del Dis Gennaro Vecchione. Senza dimenticare “l’insofferenza dell’attuale presidenza americana per quei contatti ritenuti «anomali», visto che delegavano agli 007 italiani i rapporti con un politico di Washington. Il governo è stato informato. Non è parso sorpreso della visita inattesa”.