Nella seconda parte della nostra analisi dedicata a mettere a raffronto il sistema sanitario italiano con il resto dei Paesi europei (clicca qui per la prima parte) considereremo le risorse materiali e umane del servizio sanitario

Gli indicatori che sono stati considerati sono i seguenti:

1) Hospital beds (per 1.000 people): numero di posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti. I letti ospedalieri comprendono letti ospedalieri disponibili in ospedali pubblici, privati, generali e specializzati e centri di riabilitazione. Nella maggior parte dei casi sono inclusi letti per cure sia acute che croniche.



2) Nurses and midwives (per 1.000 people): infermieri e ostetriche per 1.000 abitanti. Gli infermieri e le ostetriche comprendono infermieri professionisti, ostetriche professionali, infermiere ausiliarie, ostetriche ausiliarie, infermiere iscritte, ostetriche iscritte e altro personale associato, come infermiere dentali e infermiere di assistenza primaria.



3) Physicians (per 1.000 people): medici per 1.000 abitanti. I medici comprendono medici generici e specialisti, ospedalieri e non, pubblici e privati.

4) Graduates Health and Welfare programmes x 10.000 people: Numero di laureati in discipline sanitarie per 10.000 abitanti.

Commento

Venendo a considerare le risorse materiali della sanità, il primo indicatore di interesse è quello dei posti letto per 1.000 abitanti. Il trend a livello europeo è di una generale diminuzione di tale dotazione, che parte dal lontano 1985. Trent’anni or sono si potevano contare mediamente 9 posti letto per 1.000 abitanti, mentre in tempi recenti tale numero è scelto a 3 posti per 1.000 abitanti: ben due terzi dei posti letto a livello europeo sono scomparsi tra il 1985 e il 2015. La situazione italiana è però particolare. Fino al 1998 l’Italia ha seguito il trend mediano europeo passando da 8,8 a 5,5 posti letto per 1.000 abitanti. Ma dal 1998 in poi la riduzione è stata per così dire selvaggia portando il nostro Paese dal livello mediano a quello del 25° percentile, quindi con una perdita di ben 25 posizioni su 100 nella graduatoria dei Paesi europei in base ai posti letto. Attualmente il numero dei posti letto per 1.000 abitanti è di 3,2, metà di quello relativo al 75° percentile dove si colloca la Francia e ben distante dagli 8,2 posti letto della Germania. Se si considera quale obiettivo il 75° percentile europeo, mancano all’appello 3 posti letto per 1.000 abitanti, ovvero un totale di circa 180mila posti letto per tutto il territorio nazionale.



Per quanto riguarda la risorsa di personale infermieristico a livello europeo si assiste a una tendenza alla crescita, soprattutto dopo il 2013. In Italia l’andamento è però in controtendenza: fino al 2013 siamo stati vicini ai livelli mediani europei, poco sotto le 7 unità di personale infermieristico per 1.000 abitanti, ma dal 2013 è iniziata una diminuzione di tale indicatore che ci ha portato ai livelli del 25° percentile (anche qui perdita di 25 posizioni su 100): nel 2016 si contano 6 unità per 1.000 abitanti. Sempre adottando il 75° percentile come riferimento, mancherebbero all’appello poco più di 5 unità di personale infermieristico per 1.000 abitanti, il che significa una carenza di 300.000 unità di personale; 150.000 se considerassimo come obiettivo i livelli mediani europei.

Il numero di medici per 1.000 abitanti in Europa ha visto una tendenza alla crescita nel periodo considerato (1994-2016), anche se in molti paesi dal 2007 è iniziato un periodo di stabilizzazione nei livelli di tale indicatore. L’Italia ha avuto un comportamento particolare. Il numero di medici nel nostro Paese è stato tra i più elevati a livello europeo (ben al disopra del 75° percentile) fino al 2010, anno in cui siamo scesi al 75° percentile: mentre noi scendevamo dai livelli elevatissimi in cui ci trovavamo nel 2001 (4,3 medici per 1.000 abitanti), gli altri crescevano e ci siamo incontrati. Attualmente stiamo attorno al 75° percentile con un lieve incremento dal 2010, poco sotto la Germania e ben sopra la Francia. Possiamo quindi dire che i tagli alla sanità, pur riguardando anche i medici, hanno inciso su una situazione relativamente florida per quanto riguarda questo tipo di risorsa. Tuttavia, le prospettive rischiano di essere negative anche in questo campo, se in particolare si guarda al prossimo indicatore relativo al numero di laureati in discipline sanitarie che dovrebbe ovviamente supplire al turnover del personale medico-sanitario.

Il numero di laureati in discipline sanitarie per 10.000 abitanti ha visto una crescita tendenziale in tutta Europa, tra il 2000 e il 2016. L’Italia fino al 2008 ha seguito il trend di crescita mediano, ma da quell’anno il numero di laureati è iniziato a diminuire raggiungendo di recente un livello poco superiore al 25° percentile. La perdita di posizioni rischia di rendere difficile il turnover del personale medico e sanitario più in generale. Rispetto ai livelli mediani nel 2016 mancano all’appello circa 4 laureati per 10.000 abitanti, ovvero 24.000 laureati, livelli che raddoppiano se si considerasse come obiettivo il 75° percentile europeo.

(2- continua)

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