L’inchiesta sugli ultras Milan e Inter, che ha portato all’arresto di 19 capi delle due tifoserie per associazione a delinquere, si sta allargando coinvolgendo sempre di più la criminalità organizzata, infiltrata nelle curve per guadagnare negli affari legati alle manifestazioni sportive. Del caso se ne parla anche alla trasmissione di Massimo GilettiLo Stato delle Cose“, che cercherà di approfondire la questione con testimonianze e documenti inediti, che dimostreranno i metodi mafiosi con i quali gli esponenti di spicco del tifo organizzato, non solo operavano nell’ambito dei servizi e prodotti offerti in occasione delle partite a San Siro, ma anche nello spaccio di droga e richieste di pizzo, reclutando anche altri giovani da inserire nell’organizzazione, una modalità che la Procura aveva definito “da deriva criminale”.



Gli interrogatori sono già iniziati e proseguiranno nei prossimi giorni, i coinvolti hanno accettato di partecipare e probabilmente potrebbero uscire particolari inediti e altre novità. La questione principale da chiarire infatti, come sostengono gli inquirenti, sarà quella delle presunte minacce dirette a funzionari delle due squadre, compresi giocatori e allenatori, che saranno chiamati a spiegare quanto emerso dalle intercettazioni per cercare di evitare conseguenze e penalizzazioni alle società.



Arresto ultras Milan e Inter, le infiltrazioni della Ndrangheta sul giro di affari a San Siro

Ultras di Milan e Inter arrestati a Milano per criminalità organizzata. Da quanto emerso finora nell’inchiesta, sembrerebbe chiaro il forte il legame tra le curve e gli ambienti mafiosi che controllano il giro d’affari legato non solo ai servizi di San Siro, ma su tutta Milano. La Procura ha dimostrato soprattutto l’evidente collegamento tra gli ambienti ultras e la Ndrangheta, che aveva coinvolto in particolare i leader dei tifosi dell’Inter, non solo sui reati di estorsione ma anche nella faida per la presa del comando dell’organizzazione in città. Un processo che si era concluso con l’omicidio del rampollo della famiglia malavitosa Antonio Bellocco, colpito con due coltellate da Andrea Beretta.



Una vendetta per motivi legati alle questione economiche che si celavano dietro all’enorme giro di affari della vendita di merchandising delle squadre, sulle quali sia i capi tifosi che la criminalità guadagnava. Questo particolare ha aggiunto all’accusa l’aggravante per mafia nei confronti della curva interista. Tuttavia dall’altra parte la tifoseria del Milan, non sarebbe stata esente dalla collaborazione diretta con la struttura organizzata in modo da aver stabilito veri e propri patti mascherati dalla causa della “non belligeranza”, ma che in realtà erano contratti che stabilivano i relativi introiti e percentuali di lucro.

Inchiesta ultras Milan e Inter, a che punto sono gli interrogatori e cosa rischiano le due squadre

L’inchiesta sulle attività criminali degli ultras di Milan e Inter ha favorito un “azzeramento” delle due curve, che ora si trovano a dover ripulire l’immagine della tifoseria organizzata, uscita pesantemente danneggiata da quanto emerso dopo gli arresti. Quello che ha fatto più discutere è stato il patto di non belligeranza, che doveva decretare la fine degli scontri violenti e delle risse in occasione delle partite delle relative squadre, ma che in realtà costituiva la base di un accordo per la spartizione degli introiti sulle attività illegali. Secondo quanto stabilito dal documento della Procura di Milano infatti, sussisteva un vero e proprio contratto siglato tra leader, che andava ben oltre la semplice passione sportiva, alla quale non veniva dato alcun peso, perchè in realtà stabiliva legami per collaborare al “comando dello stadio San Siro“.

In questo contesto, anche alla luce delle dichiarazioni che seguiranno nei vari interrogatori dei vertici delle due società sportive, è evidente che sia il Milan che l’Inter ne potrebbero uscire danneggiate, soprattutto a livello di immagine ma anche economicamente. Il rischio, oltre a possibili sanzioni per coinvolgimento diretto di funzionari preposti al “dialogo” con la tifoseria, potrebbe essere infatti quello di perdere importanti collaborazioni con sponsor che provocheranno una perdita non indifferente.