DA FIRENZE – Ieri, verso le nove del mattino, c’è stata l’ennesima tragedia sul lavoro. Nel cantiere Esselunga, all’ex panificio militare, in via Filippo Mariti. Una trave di cemento armato del quarto piano della struttura in costruzione ha ceduto. C’è stato un effetto domino nei solai dei piani sottostanti, che nel crollo di cemento e carne, ha sepolto nel seminterrato una squadra di otto operai di nazionalità italiana e rumena. Qualcuno di loro era anche forse troppo anziano per quel duro lavoro, tutti lontani centinaia o migliaia di chilometri dai loro affetti per mettere il pane nelle bocche dei loro cari. Bilancio, tre morti e tre feriti gravi. Due operai mancano ancora all’appello e mentre scrivo pompieri e protezione civile lottano contro il tempo per estrarli vivi dalle macerie.



Questi eroi moderni che in un mondo virtuale rischiano la vita in modo estremamente reale. Gaza è anche qui. Anzi, proprio ora un’ambulanza corre verso l’ospedale di Careggi. Secondo le nostre fonti pare che la causa del crollo sia nell’accumulo di materiali, da distribuire successivamente nella struttura, che ha creato un eccessivo stress alla trave che ha ceduto. Un altro dato che emerge dai fatti è che per risparmiare nei subappalti gli operai fossero pagati con un contratto da metalmeccanici, con remunerazione inferiore a quello degli edili.



Maledetti subappalti. Intorno al perimetro del cantiere crollato molti esperti dicono la loro. Ognuno esprime il suo parere sull’accaduto ed è certo di conoscere le cause della tragedia. Ci manca solo Fedez che raccoglie fondi per le famiglie delle vittime. Tanti politici di tutti i partiti a tutti i livelli hanno espresso e stanno esprimendo il loro grande cordoglio e la loro estrema vicinanza alle vittime ed alle loro famiglie asserendo, indignati tutti in un modo o nell’altro, che certe cose non dovrebbero più succedere.

Ma in testa a tutti ci sono i sindacati, confederali e di base, sconcertati dai fatti, che hanno proclamato scioperi a raffica. Dopo la strombazzata di princìpi e proclami, una sola cosa però li accomuna tutti, politici e  sindacalisti, nella terra del partito comunista più forte dell’Europa occidentale. Il fatto di scandalizzarsi ogni volta, ma puntualmente dopo le morti.



Domani i morti saranno dimenticati, sommersi dalle breaking news del giorno e da tutti i pensatori che diranno la loro su Vannacci, sulla Ferragni, o sull’influencer dell’ultimo minuto, su cui la nostra politica imbelle  punta per coinvolgere al voto un popolo ignorante nel suo panem et circenses social-mediatico. Chiudo con le tristi parole di Giovanni Pascoli. “Ritornava una rondine al tetto:/ l’uccisero: cadde tra spini:/ ella aveva nel becco un insetto:/ la cena de’ suoi rondinini.// Ora è là, come in croce, che tende/ quel verme a quel cielo lontano;/ e il suo nido è nell’ombra, che attende,/ che pigola sempre più piano”.

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