INCIDENTE COSTA CONCORDIA: LA RICOSTRUZIONE
Erano le 21:45 del 13 gennaio 2021 quando la Costa Concordia naufragava. A 10 anni dall’incidente è possibile ricostruire la dinamica del disastro. La nave salpò dal porto di Civitavecchia alle 18:57 per l’ultima tappa della crociera “Profumo d’agrumi” nel Mar Mediterraneo. Doveva quindi tornare a Savona, ma alle 21:04 la nave lasciò l’usuale rotta per una manovra di passaggio ravvicinato sotto l’isola del Giglio, nota come inchino. Prevista da prima della partenza, era stata chiesta dal maitre Antonello Tievoli, proprietario di una casa sull’isola, secondo quanto deposto dal comandante Francesco Schettino. Arrivata nei pressi dell’isola del Giglio, la Costa Concordia doveva dirigersi verso nord per riprendere la normale navigazione parallela alla costa ed evitare la collisione. Invece alle 21:42 Schettino ordinò rotta 330° e poi in rapida successione 335°, 340° e 350°per passare davanti all’abitato di Giglio Porto, tenendosi sottocosta e emettendo fischi di saluto.
La nave arrivò così a 450 metri dagli scogli, una distanza che poi si ridusse fino a 160 metri. Il comandante si rese conto di essere troppo vicino all’isola e fuori dalla rotta prevista, quindi ordinò una serie di manovre. Due minuti dopo, vedendo che la poppa rischiava di scontrarsi con gli scogli, ordinò barra al centro per interrompere la manovra, ma il timoniere Rusli Bin non comprese esattamente l’ordine e quindi accostò a dritta. Alle 21:45 Schettinò ordinò tutta la barra a sinistra, ma due secondi dopo il suo ordine la nave urtò il più piccolo degli scogli delle Scole, a 96 metri dalla riva dell’isola del Giglio e a 8 metri di profondità, secondo quanto emerso dalle indagini sull’incidente. Questa collisione rallentò bruscamente Costa Concordia. L’acqua entrata nella falla di 70 metri mise fuori uso i motori elettrici principali e i generatori di gasolio. Ci fu quindi un black out di pochi secondi e la nave fu priva di propulsione. Cominciarono così gli allagamenti dei comportamenti: a causa dell’estensione del danno, furono rapidi e tali da impedire ogni tentativo di controllo o esaurimento. In plancia cominciarono a scattare gli allarmi per le avarie, quindi fu ordinata la chiusura delle porte stagne di poppa. Il surriscaldamento del generatore diesel d’emergenza portò al suo spegnimento, quindi non era possibile usare pompe e timoni. Di fatto la nave era definitivamente ingovernabile.
Solo alle 21:58 il comandante Francesco Schettino contattò telefonicamente il capo dell’unità di crisi della flotta di Costa Crociere riferendo l’incidente e la situazione. Quattro minuti dopo la nave fu contattata dalla Capitaneria di porto di Civitavecchia. Nel frattempo il parente di un passeggero, che parlava di un cedimento del soffitto del ristorante, allertava i Carabinieri di Prato. I passeggeri si radunarono istintivamente ai punti di riunione in attesa di informazioni. Nessuno parlò loro dell’incidente della Costa Concordia, della falla e dell’allagamento, del resto anche alla Capitaneria avevano minimizzato. Alle 22:20 circa fu attivato il generatore d’emergenza e fu comunicato ai passeggeri che il guasto era stato risolto, quindi potevano ritornare alle cabine. Solo cinque minuti dopo la Capitaneria di Livorno fu informata della falla e le fu chiesto l’invio dei rimorchiatori. Alle 22:24 la nave cominciò a inclinarsi sulla dritta. “Le cose si stanno mettendo male”, disse il comandante Francesco Schettino alle 22:29. I passeggeri cominciarono a salire sulle lance di salvataggio di propria iniziativa, mentre Schettino ordinava l’evacuazione del personale nelle aree allagate. Solo alle 22:33 fu lanciato il segnale di emergenza generale, mentre tre minuti fu annunciato ai passeggeri di riunirsi ai punti di riunione indossando il giubbotto salvagente. Alle 22:54, su esplicita richiesta della Capitaneria di Livorno e dopo molteplici sollecitazioni da parte degli ufficiali, è stato infine ordinato l’abbandono della nave dopo l’incidente. (agg. di Silvana Palazzo)
INCIDENTE COSTA CONCORDIA, COS’È SUCCESSO
Sono passati dieci anni da quella sera del 13 gennaio 2012 quando, al largo della costa dell’Isola del Giglio la nave da crociera Costa Concordia si incagliò sul gruppo di scogli Le Scole causando uno dei naufragi più della storia in Italia. L’impatto con gli scogli, l’incidente dovuto ad un errore di rotta commesso dal comandante Francesco Schettino e dai membri del suo equipaggio, provocò uno squarcio di oltre 7o metri sul lato sinistro della carena che nel giro di pochi minuti portò l’imbarcazione ad adagiarsi sul lato e affondare parzialmente davanti gli occhi sconvolti dell’isola.
Erano da poco passate le 21.45 e nelle ore successive all’impatto con gli scogli dalla Costa Concordia non riemersero più 32 persone, rimaste vittime del naufragio. La più giovane era la piccola Dayana Arlotti, 5 anni, mentre l’ultimo corpo recuperato è stato quello del cameriere Russel Rebello, ritrovato il 3 novembre 2014 a due anni di distanza dalla tragedia. Ancora oggi, a dieci anni di distanza, tanti interrogativi cercano ancora risposta nel naufragio che ha portato alla condanna per omicidio plurimo l’ex ufficiale Francesco Schettino.
INCIDENTE COSTA CONCORDIA, L’ERRORE DI ROTTA
Riavvolgendo il nastro e partendo dalle 21 di quel 13 gennaio 2012 è possibile fare chiarezza su quanto accaduto prima e dopo l’impatto con gli scogli. Come consuetudine, una volta usciti dal porto alla volta di Savona, la Costa Concordia si è avvicinata all’Isola del Giglio per l’inchino, ma qualcosa non è andata nel verso giusto. Dopo qualche minuto dalla richiesta di avvicinamento, Schettino si rese conto dell’errore di rotta e cominciò a dare ordini al suo timoniere, che però capendo male non fece altro che peggiorare la situazione. Si arrivò così all’incidente della Costa Concordia.
Alle 21.45 l’incidente della Costa Concordia, l’impatto con gli scogli e lo squarcio nella carena, l’acqua a frotte nei compartimenti 4, 5, 6, 7 e 8 e il panico a bordo. Col blackout totale all’interno della nave e l’imbarcazione ingovernabile, la Costa Concordia ha iniziato lentamente a inabissarsi, portando diversi passeggeri e membri dello staff a morire annegati. Dopo poco più di mezz’ora dall’impatto, la Capitaneria di porto di Livorno si mise in contatto con Schettino, che però sminuì l’incidente. Di lì a poco, andando contro ogni ordine e prassi, il comandante abbandonò la nave, senza aspettare che la restante parte dei passeggeri fosse evacuata. Alle 00.42 la Concordia era ormai abbattuta sul lato di dritta con uno sbandamento vicino ai 90° e la mattina successiva i reporter fotografarono una nave che sembrava una balena arenata al largo, per la tragedia che è stata definita il “Titanic italiano”.