Sono passati oramai due anni e mezzo dall’incidente che ha cambiato per sempre la vita di Manuel Bortuzzo, ma la partecipazione alla nuova edizione del 22enne nuotatore triestino e giovane promessa in vasca ha riacceso inevitabilmente i riflettori su quella drammatica vicenda, facendo venire a galla nuovi particolari e anche ricordi di quella notte da parte del diretto interessato. Ma cosa sappiamo oggi di quel 3 febbraio 2019 e dell’incidente che ha costretto alla paralisi il ragazzo mettendone a repentaglio anche la stessa vita?



Come si ricorda, in quella circostanza Manuel Bortuzzo si trovava nella zona dell’Axa a Roma, tra Ostia e l’EUR, assieme alla sua fidanzata di allora (Martina Rossi, rimasta tuttavia miracolosamente illesa), quando fu raggiunto da un proiettile alla schiena nel corso di una sparatoria in cui era rimasto coinvolto: l’aggressione era avvenuta a causa di uno scambio di persona dato che Daniel Bazzano e Lorenzo Marinelli, gli esecutori materiali, avevano colto di sorpresa Manuel e la sua ragazza mentre si trovavano di fronte a un distributore automatico di sigarette nei pressi di un pub nella periferia sud capitolina. I colpi esplosi dai malviventi erano stati tre in tutto e se Martina non era stata raggiunta, nel caso di Manuel il proiettile aveva mancato di pochissimo l’aorta addominale.



L’AGGUATO A MANUEL BORTUZZO: “SONO SALVO PER 12 MILLIMETRI, RICORDO CHE…”

Come ha avuto modo di ricordare lo stesso diretto interessato nel corso di alcune interviste concesse negli ultimi anni, nella sfortuna di rimanere paralizzato per via di quel maledetto proiettile va comunque tenuto conto della fortuna di essere ancora vivo: “Sono salvo per 12 millimetri, mentre invece ne ‘La Casa di Carta’ si prendono mille proiettili e sono ancora vivi, mentre io ero praticamente morto…” ha raccontato con un pizzico di ironia, spiegando che quella è la distanza che separava il proiettile dal ledergli l’aorta, facendolo morire dissanguato in pochi minuti. Di quei drammatici momenti nella sua memoria restano dei flash: il rumore dei colpi esplosi, la caduta a terra e poi quelle parole dette alla sua compagna di allora (“Ti amo”), un ultimo pensiero prima di perdere conoscenza e col timore di morire senza averglielo detto ancora una volta dato che stavano assieme da pochi mesi.



Oggi, costretto a muoversi su una sedia a rotelle e dopo essere rimasto fermo per oltre un anno, Manuel ha come obbiettivo quello di tornare a camminare prima o poi: la lesione midollare constatata dai medici, e che non consente il pieno recupero della mobilità delle sue gambe, è stata rivalutata in seguito come “non totale”, motivo per cui Bortuzzo ha avuto modo di ammettere che, pur non sapendo se tornerà a una piena autonomia come due anni fa, tra dieci anni ama immaginarsi che cammina normalmente. Per quanto riguarda i due aggressori, pur ammettendo le loro colpe, hanno sempre negato di aver avuto Bortuzzo come obbiettivo o di averlo voluto uccidere, trincerandosi dietro la giustificazione dell’errore e chiedendo il rito abbreviato a seguito del quale sono stati condannati a 14 anni e 8 mesi per tentato omicidio premeditato (l’accusa è caduta nei confronti di Martina Rossi) aggravato da futili motivi, detenzione e ricettazione di arma da fuoco.