Il laboratorio di Wuhan torna al centro dei sospetti sull’origine della pandemia Covid. Merito dei documenti portati alla luce da un team del Senato Usa, il cui lavoro è stato portato alla luce da ProPublica e Vanity Fair. Questo team, incaricato dal senatore Richard Burr e formato da nove persone, per 15 mesi ha indagato sull’origine del coronavirus. Tra loro Toy Red, che lavora in Asia come funzionario politico per il Dipartimento di Stato americano, ruolo che gli ha consentito di imparare il “linguaggio del partito” comunista cinese, che ha un lessico proprio. Infatti, neppure una persona madrelingua mandarino riesce a capirlo. “Non è pensato per essere facilmente compreso. È quasi una lingua segreta dell’ufficialità cinese. Quando parlano di qualcosa di potenzialmente imbarazzante, ne parlano con allusioni e toni sommessi, e c’è un certo modo accettabile di alludere a qualcosa”. Reid ha messo a disposizione del team la sua abilità per esaminare alcuni documenti, la maggior parte dei quali di fonte aperta, ma alcuni classificati.



Un rapporto provvisorio, pubblicato giovedì dalla Commissione per la salute, l’istruzione, il lavoro e le pensioni del Senato Usa (HELP) conclude, dunque, che la pandemia Covid è stata “più probabilmente che no, il risultato di un incidente legato alla ricerca”. Riguardo la tesi dell’origine naturale, aggiunge che “l’ipotesi di un’origine zoonotica naturale non merita più il beneficio del dubbio o la presunzione di accuratezza”. Infatti, si evidenzia che “a quasi tre anni dall’inizio della pandemia di COVID-19, non ci sono ancora prove di un animale infettato da SARS-CoV-2, o da un virus strettamente correlato, prima dei primi casi umani di COVID-19 riportati pubblicamente a Wuhan nel dicembre 2019”. Ma quella che è stata condivisa è solo una piccola parte del lavoro che poi ProPublica e Vanity Fair hanno approfondito per offrire un contesto più preciso e completo.



ORIGINE COVID, INCIDENTE A WUHAN NEL NOVEMBRE 2019

Lavorando con una rete privata virtuale, Toy Red ha infatti avuto accesso a dispacci archiviati sul sito web dell’Istituto di Virologia di Wuhan, il cui significato è incomprensibile ai più. Usando la sua esperienza, Reid ritiene di aver portato alla luce segreti che si nascondevano in bella vista. Così ha scoperto innanzitutto un’intensa pressione per produrre scoperte scientifiche che avrebbero innalzato la posizione della Cina sulla scena mondiale, nonostante la terribile mancanza di risorse essenziali. Il laboratorio BSL-4 lamentava ripetutamente “l’assenza di standard tecnologici e di attrezzature, assenza di team di progettazione e costruzione e assenza di esperienza nel funzionamento e nella manutenzione [di un laboratorio di questo calibro]”. La piega di questi dispacci si fa più cupa dall’autunno del 2019, perché si fa riferimento a condizioni di lavoro disumane e a “pericoli nascosti per la sicurezza”. Il 12 novembre di quell’anno un dispaccio dei membri del Pcc presso il laboratorio BSL-4 di Wuhan sembrava far riferimento ad una violazione di sicurezza. “Una volta aperte le provette conservate, è come se si fosse aperto il vaso di Pandora. Questi virus arrivano senza ombra e se ne vanno senza lasciare traccia. Anche se [abbiamo] diverse misure preventive e protettive, è comunque necessario che il personale del laboratorio operi con molta cautela per evitare errori operativi che generano pericoli. Ogni volta che è successo, i membri del gruppo di partito del laboratorio Zhengdian [BSL4] sono sempre corsi in prima linea e hanno intrapreso azioni concrete per mobilitare e motivare gli altri ricercatori”, è scritto in un dispaccio.



Si parlava di incidenti passati o di una crisi in corso? Si riconosceva che gli esperimenti erano pericolosi? Stando ad alcuni esperti di comunicazione del Partito comunista cinese, i dispacci dell’Istituto di Virologia di Wuhan segnalavano effettivamente che si trovavano di fronte ad un’emergenza acuta per la sicurezza nel novembre 2019, i funzionari ai più alti livelli del governo cinese erano intervenuti ed erano state intraprese azioni urgenti nel tentativo di risolvere i problemi di sicurezza in corso. Ma i documenti non chiariscono chi sia il responsabile della crisi né quale laboratorio abbia colpito nello specifico o quale sia stata la natura esatta dell’emergenza di sicurezza biologica. D’altra parte, il Senato Usa riconosce di non aver risolto definitivamente il mistero sull’origine del Covid, a causa della mancanza di trasparenza della Cina, intesa come governo e funzionari di sanità pubblica. Di sicuro, i ricercatori di Toy Reid e del Senato hanno portato alla luce indizi importanti a supporto della tesi dell’incidente di laboratorio.

ORIGINE COVID: VACCINO CINA IN MENO DI DUE MESI?

Il rapporto intermedio del Senato Usa solleva anche dubbi sulla velocità con cui i vaccini sono stati sviluppati in Cina da alcuni team, tra cui uno guidato da un virologo militare di nome Zhou Yusen. Il rapporto definisce “insolito”, infatti, il fatto che due team militari di sviluppo del vaccino anti Covid siano stati in grado di raggiungere i primi traguardi anche più velocemente delle principali aziende farmaceutiche che facevano parte del programma Operation Warp Speed del governo Usa. Esperti contattati da ProPublica e Vanity Fair hanno confermato che la tempistica dello sviluppo del vaccino di Zhou sembrava irrealistica, se non impossibile. Due dei tre esperti hanno affermato che ciò suggerisce fortemente che il suo team deve aver avuto accesso alla sequenza genomica di Sars-CoV-2 non più tardi del novembre 2019, settimane prima che la Cina riconoscesse ufficialmente che il coronavirus era in circolazione.

Il 24 febbraio 2020, Zhou è diventato il primo ricercatore al mondo a richiedere un brevetto per un vaccino contro Sars-CoV-2, che funziona riproducendo il virus della SARS. Ma per svilupparlo i ricercatori avrebbero avuto bisogno dell’intera sequenza genetica del coronavirus. Shi Zhengli ha dichiarato che il suo laboratorio è stato il primo a sequenziare il virus e ha completato il lavoro la mattina del 2 gennaio 2020. Questa è la sequenza con cui Zhou ha detto di aver lavorato nella sua domanda di brevetto cinese, esaminata da Vanity Fair e ProPublica. Ma parliamo di meno di due mesi. Due dei tre esperti contattati hanno affermato che Zhou avrebbe dovuto iniziare non più tardi del novembre 2019, per completare la ricerca sui topi descritta nel suo brevetto e nei documenti successivi. Larry Kerr, che ha collaborato alla stesura del rapporto intermedio del Senato Usa, ha definito “scientificamente e tecnicamente impossibile” la tempistica descritta nel brevetto e nei documenti di ricerca di Zhou. Ha aggiunto: “Non credo che nessun laboratorio di biologia molecolare al mondo, per quanto sofisticato, possa riuscirci”.

XI JINPING SAPEVA DELL’INCIDENTE NEL LABORATORIO DI WUHAN?

Ma torniamo a Wuhan. Dopo quanto segnalato il 19 novembre 2019, da Pechino è arrivato a Wuhan il dottor Ji Changzheng, direttore della sicurezza tecnologica dell’Accademia cinese delle scienze, la agenzia statale che sovrintende a più di 100 istituti di ricerca in Cina, tra cui l’Istituto di Virologia di Wuhan. La sua visita era stata annunciata come un seminario di formazione sulla sicurezza per un pubblico ristretto e di alto livello, come direttori dei dipartimenti di ricerca del WIV e massimi funzionari della biosicurezza, ma l’incontro è stato di differente natura, secondo quanto emerso dai dispacci. Il dottor Ji Changzheng, infatti, ha riferito al gruppo riunito che era venuto con “importanti osservazioni orali e istruzioni scritte” del presidente cinese Xi Jinping e del premier cinese Li Keqiang, per affrontare una “situazione complessa e grave”. Il vicedirettore della sicurezza dell’Istituto di Virologia di Wuhan ha poi parlato in sintesi di “diversi problemi generali riscontrati nel corso dell’ultimo anno durante le indagini sulla sicurezza, e [ha] sottolineato le gravi conseguenze che potrebbero derivare dai pericoli nascosti per la sicurezza”. Ma ad attirare l’attenzione dei ricercatori americani è la parola ‘pishi’, usata da alti dirigenti cinesi quando ricevono rapporti scritti su temi preoccupanti e importanti. Quindi, il pishi con cui Ji Changzheng era arrivato a Wuhan sembrava arrivare direttamente dal presidente cinese. L’ipotesi del team Usa è che quindi fosse a conoscenza della crisi in corso al laboratorio di Wuhan.

Gli esperti contattati da Pro Publica e Vanity Fair sul pishi hanno tutti “concordato sul fatto che sembrava essere urgente, non routinario e legato a una sorta di emergenza per la sicurezza biologica”. In particolare, due hanno concordato anche “che sembrava che Xi stesso avesse emesso un pishi”. Un ex alto funzionario dell’intelligence Usa ha spiegato che anche se ciò non è la pistola fumante, è un particolare che ha un peso rilevante, visto che sono coinvolti il presidente cinese e il premier. Un altro analista di lunga data del Pcc avverte riguardo il fatto che Xi Jinping e il premier cinese potessero non aver emesso un pishi e che siano stati citati dal dottor Ji Changzheng per sottolineare l’importanza del suo messaggio, ma di sicuro questo resta serio e grave. Come se ciò non bastasse, Vanity Fair e ProPublica hanno esaminato il sito web del WIV e scoperto che potrebbe esserci stato un tentativo a posteriori di riformulare gli eventi del novembre 2019. L’11 novembre, infatti, l’Istituto di Virologia di Wuhan sembra aver ripubblicato l’intera sezione del suo sito web contenente notizie istituzionali e di partito. Tutti i dispacci di date precedenti, anche quelli di diversi anni prima, contengono dati sottostanti che indicano che sono stati modificati quel giorno. Semplice manutenzione del sito o i funzionari dell’Istituto di Virologia di Wuhan hanno rimosso o rivisto i documenti nel tentativo di isolarsi da eventuali responsabilità in vista della visita del 19 novembre di Ji Changzheng, il funzionario per la biosicurezza? Uno dei tanti misteri che la Cina non intende risolvere, visto che ha duramente attaccato tale lavoro e gli Stati Uniti.