Un miracolo senza dubbio medico quanto accaduto ad un piccolo ancora nella pancia della mamma, operato al cuore due mesi prima di venire al mondo. Lo straordinario intervento chirurgico è stato portato a termine presso l’ospedale Sant’Orsola di Bologna, reso necessario dopo la scoperta del restringimento della valvola aortica, che metteva a rischio la sopravvivenza dello stesso feto: “Il bimbo – le parole a Il Resto del Carlino di Andrea Donti, direttore della Cardiologia pediatrica e dell’età evolutiva del Policlinico – aveva la parte sinistra del cuore dilatata a causa della stenosi aortica, un restringimento importante che ha causato la disfunzione e la dilatazione del ventricolo sinistro. Davanti a un quadro di questo tipo, il feto rischia di morire nell’utero per uno scompenso cardiaco, oppure si può bloccare la crescita del ventricolo sinistro e dopo il parto il neonato deve essere sottoposto a interventi ancora più complessi. Quindi, abbiamo discusso con la madre l’ipotesi dell’operazione in utero”.



L’intervento era ad alto rischio, fra i primi eseguiti in Italia, ma il tutto si è fortunatamente concluso con esito positivo, e sia madre che bimbo (venuto al mondo un mese fa), stanno bene. “La procedura fetale ha un alto rischio di mortalità, va dal 10 fino al 30% circa. Nel nostro caso, il rischio era molto elevato, l’aorta alla ventisettesima settimana ha un diametro di pochi millimetri”, ha precisato Donti. In ogni caso la mamma è stata rassicurata circa il fatto che il bimbo non avrebbe sentito dolore e sarebbe stato addormentato: “Quando mi hanno telefonato dal Sant’Orsola per dirmi che l’intervento era fissato per l’indomani ho passato la notte a piangere – le parole di Emanuela Kapllani, 26 anni – al consultorio e poi all’ospedale di Rimini avevano fatto una diagnosi corretta, affidandomi poi al Policlinico. Al mattino, in ospedale, a me e a mio marito è stato detto che senza intervento il rischio di morte era molto alto. Allora ho chiesto di farlo nascere subito: ma sarebbe stato ancora più pericoloso, hanno risposto, il bimbo era troppo piccolo”. Papà Antion Nezha, 31 anni, ha aggiunto: “A quel punto non potevamo tirarci indietro, perché se non avessimo dato l’assenso ci sarebbe rimasto il rimorso per tutta la vita. Ma stare tre ore fuori dalla porta in attesa di notizie è stato durissimo. Quando ho saputo che era andato tutto bene, mi sono scese le lacrime”.



BIMBO OPERATO AL CUORE ANCORA NELLA PANCIA: IL RICORDO DELLA MAMMA

La madre ricorda l’intervento così: “Mi avevano fatto un’anestesia locale e avvertivo la presenza dell’ago nella pancia. Sentivo le voci dei medici. Ricordo che dicevano ‘vai piano’ e poi ‘gonfia, gonfia, ora basta’. E io pensavo che sarei svenuta perché avevo paura che il bambino non ce la facesse. Mi venivano dei flash in cui pensavo ’chissà se da qui riusciamo a uscire insieme’. E quando mi hanno detto che tutto era finito ho pianto di gioia”.

La donna, ora particolarmente sollevata dopo che l’intervento è andato alla perfezione e che il figlio è venuto al mondo sanissimo, ha concluso: “Siamo già tornati a Bologna per un controllo e siamo felici perché Nicolò sta bene e il ricordo di quando lo vedevo intubato attraverso le videochiamate di mio marito mi sembra già lontano. Speriamo che la nostra storia dia coraggio a chi si trova nelle nostre condizioni. Noi, seguiti da un ospedale che è un’eccellenza, ci siamo fidati”.