SCOPRE IL CANCRO MA RIFIUTA L’ABORTO INCINTA DEL FIGLIO: COSA È SUCCESSO

Il miracolo della vita e il miracolo, in quanto tale: la storia che arriva dagli Stati Uniti di Jessica Hanna e del suo bimbo Thomas Solanus commuovono e al tempo stesso fanno riflettere. Una donna incinta del proprio figlio che scopre di essere in fase terminale per un cancro e che nonostante ciò rifiuta l’aborto “limitandosi” a cure anti-tumorali che potessero non incidere dannosamente al feto: a quel punto la nascita del bimbo sano e, qui il vero punto insondabile, quel tumore in fasce incurabile letteralmente sparisce. La storia di Jessica è stata raccontata dalla CNA – Catholic News Agency – che ha intervistato la giovane madre per capire di più di quanto successo incredibilmente: «questo bambino mi ha salvato la vita», spiega la donna ribadendo, «è stato Dio che mi chiamava a qualcosa di molto grande».



Jessica è una farmacista cattolica già madre di 4 figli a cui è stato diagnostica un cancro al seno terminale mentre era incinta di sole 14 settimane del piccolo Thomas: i medici come da prassi hanno consigliato l’aborto per potersi concentrare sulle cure del proprio tumore, trovando però l’opposizione gentile ma allo stesso tempo netta di Jessica e del marito. In primo luogo il cancro trovato sembrava ancora minimo e di tipo 1: tuttavia, dopo l’intervento chirurgico, i medici hanno confermato che il tumore era di 13 centimetri e il cancro era allo stadio 4 o terminale. Quella gravidanza e quella “prova” che le veniva messa davanti, ha confessato la stessa Jessica, «mi ha rinnovato la fede spingendomi a testimoniare la fiducia in Dio». Non si tratta né di slogan né di “ricetta” da applicare in ogni caso simile visto che occorre sempre ricordasi di come ogni caso fa storia sé, coinvolge esistenze e vissuti diversi: di certo però, la testimonianza data da Jessica non può essere derubricata come “normale”.



NO ABORTO, L’ESEMPIO DI SANTA GIANNA BERETTA MOLLA E IL “FINALE” A SORPRESA: LA STORIA DI JESSICA

Dopo ogni trattamento chemioterapico – scelto con cura in una modalità “blanda” che non nuocesse alla vita del bambino in grembo – la farmacista Hanna si è recata a pregare presso la tomba del beato padre Solanus Casey, frate cappuccino il cui corpo è sepolto a Detroit: «Ho pregato sulla sua tomba per una guarigione miracolosa e perché mio figlio nascesse bello e sano». Durante la gravidanza poi sempre la donna protagonista di questa incredibile storia ha raccontato alla CNA di aver fatto visita in Italia nei luoghi di Santa Gianna Beretta Molla, la pediatra di Magenta venerata dalla Chiesa poiché incinta con tumore all’utero rifiutò l’aborto per poter far nascere il bimbo: in quel caso però Gianna morì poche ore dopo il parto, troppo gravi le condizioni di salute. Nel caso di Jessica invece il “finale” è stato decisamente diverso ma non meno commovente: «come Santa Gianna ho scelto di ricevere cure per il cancro che non avrebbero messo in pericolo la vita e la salute del mio bambino», ha spiegato sempre alla CNA la donna ora del tutto guarita da quel tumore.



Questo infatti sconvolge ulteriormente del racconta di Jessica Hanna: «dopo il parto, gli esami medici erano chiari: non c’era alcuna indicazione che il cancro si fosse diffuso ad altri organi del suo corpo o ai suoi linfonodi». La sua diagnosi, inizialmente terminale, divenne curabile. «Non so dove mi sta portando Dio. Ha intenzione di portarmi lungo il sentiero dove ho bisogno di mostrare alle persone come morire con grazia, con la sua grazia e misericordia? O mostrerà un miracolo?», spiega ancora Jessica riferendo di come l’aborto nel suo caso «non era affatto necessario. La mia prognosi non è cambiata. Il mio piano di trattamento non è cambiato: incinta o non incinta. Quindi, mi sono fatta forza per andare dalla Vergine Maria, che sa cosa significa avere dolore quando si tratta di tuo figlio e paura». Ha pregato in solitaria e con gli amici affinché il Signore potesse dare un compimento e un destino per le vicende terrene di Jessica e del figlio ancora in grembo: «Che si tratti di un’iniezione endovenosa e stai pensando ai chiodi piantati attraverso le sue mani e piedi, o se sei in agonia mentre aspetti un esame o i risultati di un esame medico, pensa alla sua agonia nel Giardino degli Ulivi». Il caso di Jessica ora è stato presentato per la causa di canonizzazione del beato padre Solanus Casey, il cui nome è divenuto il secondo nome del figlio Thomas.