Papa Francesco avrebbe invitato Kirill a vedersi a fine novembre o ai primi di dicembre negli Emirati Arabi Uniti. Ne dà notizia la Tass, l’agenzia di stampa russa, dando seguito a voci che da tempo accreditano la possibilità di un incontro tra la guida della Chiesa cattolica e quella della Chiesa ortodossa russa. Quello che potrebbe essere una nuova iniziativa della diplomazia vaticana, che grazie all’opera del cardinal Matteo Zuppi ha cercato di tessere la tela di una via diplomatica alla soluzione della guerra tra Russia e Ucraina, sembra scontrarsi però con una serie di fattori. Kirill, osserva Massimo Introvigne, sociologo fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, è considerato dagli ucraini un criminale di guerra come Putin. Inoltre in vista ci sono, oltre alle presidenziali Usa dell’anno prossimo, anche le elezioni russe e ucraine: non è il momento giusto per mostrare cedimenti e volontà di scendere a compromessi.
Il Papa vuole davvero incontrare Kirill? Quale potrebbe essere l’obiettivo dell’incontro?
So che ci sono stati dei pour parler per questo incontro, se ne parla da mesi. Non è impossibile che sia così, anche se tutte queste vicende sono gestite con la massima riservatezza. Il Papa non ha voluto dire una parola critica su Kirill, quindi i ponti e le comunicazioni sono sempre rimasti aperti, suscitando anche un certo numero di critiche nella Chiesa cattolica ucraina e in quella americana. Anche le poche critiche che il Papa ha fatto alla Russia non hanno toccato Kirill e la Chiesa ortodossa. Se il Pontefice si immagini che possa essere utile a rilanciare un’iniziativa diplomatica, se invece semplicemente voglia segnalare che a prescindere dagli aspetti politici e militari il dialogo teologico rimane aperto oppure che la notizia non sia vera, è difficile dire.
L’Ucraina sembra sempre più in difficoltà nel sostenere il peso della guerra, la volontà di Francesco di incontrare Kirill potrebbe significare la necessità di rilanciare l’avvio di una fase diplomatica per cercare di risolvere il conflitto?
Credo che riceverebbe più critiche ancora dagli ucraini: anche per la Chiesa cattolica ucraina, oltre che per il governo di Kiev, Kirill è un criminale di guerra. Hanno proposto di processare anche lui insieme a Putin, certamente non lo vedono come un interlocutore. Anzi, i sacerdoti ortodossi che si dichiarano leali a Kirill sono perseguitati in Ucraina.
Non ci sono le condizioni per una ripresa dell’azione diplomatica vaticana?
Ci potrebbero essere, ma l’iniziativa non piacerà in nessun modo agli ucraini. Bisogna considerare anche il fatto che c’è una guerra e c’è un lavoro di propaganda e contro-propaganda: può anche darsi che la Tass ci dia delle notizie false o che al contrario che non ci sia un incontro ma la Tass lo promuova, che lanci un ballon d’essai per vedere come reagiscono in Vaticano. Quando si è in una situazione di questo genere tutto è possibile.
La febbrile azione diplomatica del cardinale Zuppi dei mesi scorsi ha avuto qualche seguito?
Potrebbe anche essere continuata: se ci sono risultati, per ora non si vedono, ma la speranza è l’ultima a morire. Va detto che ci sono molti fattori sfavorevoli, a cominciare dalle elezioni russe e da quelle ucraine, quindi chiunque dia l’impressione di cedere, per quanto tutt’e due probabilmente siano votazioni non totalmente incontrollate, non ne ricaverebbe certo popolarità. Poi c’è l’inverno, per cui le manovre militari in quella zona sono tradizionalmente bloccate. Inoltre tutti aspettano le primarie e le elezioni americane. Credo che siamo in un momento non tanto favorevole a queste iniziative. Certo, sono sempre commenti fatti per essere smentiti.
La Santa Sede ha cercato di ricucire lo strappo che si era creato con l’Ucraina?
Non mi sembra, a meno che non ci siano elementi di tipo privato e sotterraneo che non conosciamo.
(Paolo Rossetti)
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