Cinque ore di maratona oratoria non sono servite ad avvicinare le posizioni del Governo e dei sindacati (leggi Cgil e Uil) sulla manovra di bilancio per il 2025. Lo sciopero generale viene confermato nella data stabilita in tempo per reagire al voto favorevole che la Camera esprimerà in prima lettura.
A dire la verità saremmo oggi più sorpresi se nell’incontro di ieri fossero emerse delle novità positive sui contenuti della manovra. Perché il copione era già stato scritto da tempo e ognuno era tenuto a recitare la propria parte senza scostarsi dallo spartito. È il quarto sciopero generale che Landini e Bombardieri organizzavano in occasione della sessione di bilancio, prenotando l’evento un anno per quello successivo. Sapevamo già che le cose sarebbero finite con un bello sciopero politico, come se ormai un’astensione dal lavoro di carattere generale fosse un adempimento necessario nel percorso dell’approvazione del disegno di legge destinato a tracciare i confini della finanza pubblica nell’anno entrante.
Cgil e Uil trovarono il modo di scioperare persino contro il Governo Draghi, motivando che la loro iniziativa costituiva una difesa del presidente del Consiglio insidiato dagli avversari dislocati all’interno dell’Esecutivo e della maggioranza. Anzi fu quello sciopero, tanto assurdo, a essere preso come punto di riferimento per le tre astensioni promosse contro il Governo Meloni. Come se non scioperare contro un Governo di destra fosse riprovevole per delle organizzazioni sindacali che avevano osato sfidare la sacralità dell’Esecutivo di unità nazionale osannato in ogni angolo della terra.
Per esperienza vissuta sappiamo come si svolgono questi riti. Il primo problema che sono chiamati a risolvere gli esponenti del Governo è quello di capire il linguaggio stesso dei dirigenti sindacali che si ritengono depositari di una verità rivelata solo a loro, non suffragata da dati di fatto. Basterebbe guardare i documenti presentati da Cgil e Uil nelle audizioni in Commissione per trovarvi un puntuale disconoscimento di tutte le statistiche ufficiali. Qualche giornalista più attento ha scoperto tra le rivendicazioni anche quel blocco dei licenziamenti che – durante la pandemia – congelò l’economia per 500 giorni e fece sparire almeno un milioni di posti di lavoro di giovani e di donne assunti a tempo determinato, tanto da indurre lo sospensione coram populo dei meccanismi del c.d. decreto dignità. Landini e Bombardieri (ma a che cosa serve una Uil succursale della Cgil?) sbagliarono previsioni, denunciarono che alla scadenza dei blocchi vi sarebbero state centinaia di migliaia di licenziamenti, mentre il mercato del lavoro venne attraversato dalla grande fuga, imprevista, delle dimissioni.
L’incontro di ieri è passato alle cronache solo per un aneddoto. “Dopo la confusione che ho fatto a Porta a porta, – ha esordito Meloni – sono contenta che il segretario della Uil Bombardieri mi abbia portato una calcolatrice, così potrà fare anche lui questo rapido calcolo”. Così la Premier Giorgia Meloni durante l’incontro fra governo e sindacati sulla manovra, parlando del capitolo Sanità. Ma non è l’unico regalo che ha ricevuto la Premier, perché il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, si è presentato con il libro di Albert Camus, L’uomo in rivolta, per Meloni spiegando perché, anche se dubitiamo che si sia mai impegnato a leggerlo.”Se hanno paura delle parole, è bene che colgano un tema – ha detto -: che di fronte a un livello di ingiustizie e di diseguaglianze come quello che si sta determinando, io credo che ci sia bisogno proprio che le persone non accettino più, che non si girino da un’altra parte, che non guardino da un’altra parte”.
La Premier si è quindi rivolta al leader della Cisl chiedendo: “E lei non mi hai portato niente?”. Sbarra ha quindi risposto: “Noi non abbiamo portato gadget. Ci limiteremo a darle le nostre proposte per migliorare la politica di sviluppo di questo Paese”.
Poi uscendo da Palazzo Chigi, il segretario della Cisl ha ribadito quanto aveva dichiarato fin dall’inizio del confronto con il Governo: “Il giudizio che diamo come Cisl dell’incontro è positivo, abbiamo espresso un generale apprezzamento su molte misure contenute nella legge di stabilità (di bilancio, ndr) perché recepiscono molte proposte, rivendicazioni che abbiamo avanzato come Cisl in questi ultimi mesi”, anche se “ci sono parti della manovra che secondo noi possono e devono ancora essere cambiate e migliorate”.
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