Il giornalista Sabino Cassese, sull’edizione de “Il Corriere della Sera” di giovedì 22 aprile 2021, ha pubblicato il proprio pensiero sul rapporto tra politica e giustizia, sottolineando come sarebbe opportuno avviare un’indagine. “In Italia, nel luglio 2020 è stata presentata in Parlamento una proposta di legge istitutiva di una Commissione di inchiesta sull’uso politico della giustizia, sulla quale negli ultimi giorni si è riacceso il dibattito – si legge nell’articolo –. È quindi utile fare qualche riflessione sia sulla legittimità, sia sull’opportunità di un’inchiesta parlamentare sulla giustizia”.
Cassese rimarca come l’articolo 82 della Costituzione preveda che ciascuna Camera possa disporre inchieste su materie di pubblico interesse: “Non c’è dubbio che quella dei rapporti tra politica e giustizia sia tale – prosegue –. L’argomento che il Parlamento non possa indagare sulla giustizia, perché questa appartiene ad un altro potere, dimostra troppo. Se fosse corretto, i giudici, a loro volta, non potrebbero indagare né parlamentari, né amministratori pubblici, che sono parte, rispettivamente, del potere legislativo e di quello esecutivo”.
INDAGINE POLITICA-GIUSTIZIA? CASSESE: “SÌ”
Cassese, su “Il Corriere della Sera”, arriva poi a formulare un interrogativo di fatto decisivo: “Se è legittimo che il Parlamento avvii una inchiesta sui rapporti tra politica e giustizia, è anche opportuno farlo?”. Analizzando a fondo la situazione, il giornalista sottolinea che il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) “non riesce ad intervenire, perché ormai diventato ‘meccanismo para-parlamentare’, che attribuisce i vertici degli uffici giudiziari, in molti casi, sulla base di criteri politici o correntizi, consente troppi incarichi extragiudiziari e permette che oltre 200 giudici svolgano compiti non giurisdizionali nella posizione di fuori ruolo, molti persino nel Ministero della giustizia, che è parte del potere esecutivo”. A sua volta, tuttavia, anche il sistema politico non è privo di colpe, dal momento che “legifera continuamente sulla giustizia, moltiplica i reati, non riesce a introdurre sanzioni diverse dal carcere, tollera mezzi di prova invasivi della vita privata delle persone, dilata l’uso del diritto penale e lascia il campo aperto alle procure; a corto di idee e programmi, ha delegato alla magistratura il controllo della virtù, sottoponendosi anch’esso a tale controllo e rinunciando alle immunità che i costituenti avevano introdotto”. Ecco perché un’inchiesta parlamentare sulla questione è auspicabile.