Secondo lo scoop dato dal direttore del Tempo Franco Bechis, la famiglia Paladino – il padre Cesare e la figlia Olivia, compagna del Premier Conte – sarebbe indagata dalla Procura di Roma per i bilanci del gruppo immobiliare proprietario di quel Hotel Plaza già protagonista di passate inchieste (con condanne poi patteggiate).



«L’indagine ha il numero di registro 34401/20 e le ipotesi di reato sono quelle previste dalla legge 74 del 2000, a iniziare da quelle contenute nell’articolo 10 bis, sull’omesso versamento di ritenute dovute e certificate», scrive il quotidiano romano sul possibile “secondo” caso Paladino. Il reato ipotizzato al momento è ai danni dell’Inps, a ci non sarebbero stati versati in tempo i versamenti dovuti per i dipendenti di alcune società del gruppo “Immobiliare di Roma splendido srl”, ad oggi diretta come amministratore unico proprio il “suocero” del Presidente del Consiglio. Sempre secondo quanto recuperato da Bechis tra le fonti della Procura, il gruppo della famiglia Paladino è sotto oggetto delle inchieste per i debiti con l’Inps riportati nel piano di risanamento con il principale creditore bancario (Unicredit) che prevedeva «sconto da 15,5 a 4,5 milioni di euro», svelato sempre dal Tempo nelle scorse settimane.



L’INCHIESTA SULLA FAMIGLIA PALADINO

Il nodo è tutto nella “differenza” presunta tra la rateizzazione concordata con l’Inps (in 6 anni, a partire dal 2021, per 871.307 euro complessivi) e la cifra invece iniziale che vedeva altri debiti tributari. Come scrive ancora Bechis, «non versare i contributi all’Inps fa scattare il reato penale (con pena possibile compresa fra 6 mesi e due anni) al di sopra dell’omissione di 150 mila euro da versare». La conferma di questa indagine sarebbe giunta alle agenzie dall’avvocato del gruppo, oltre alla novità dell’elezione di domicilio dato al cognato del Premier (Shawn Jhon Shadow, figlio della mamma di Olivia Paladino). Era lui a capo dell’Immobiliare Splendido fino al 2017, anno in cui viene contestato il presunto “debito” non saldato: le cifre vengono ancora riportate dal Tempo e riguardano debito residuo con Inps di «50.380 euro relativi al 2017, di 163.380 euro relativi al 2018 e di 171.542,99 euro relativi all’anno 2019, oltre a quelli in essere del 2020».

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