Per un’impresa su cinque l’ingresso nel canale distributivo online ha permesso di ridurre i costi di gestione dell’ordine. Di più: la vendita online ha consentito agli operatori di avere un rapporto diretto con la clientela (per il 25% di chi è attivo nel canale B2B e per il 22% di chi è attivo nel canale B2C) e di offrire un’esperienza più completa e soddisfacente (soprattutto in chiave multicanale nel segmento B2C).
Sono alcune delle indicazioni emerse dalla survey 2022 condotta da The European House – Ambrosetti e Consorzio Netcomm presso le imprese: l’ingresso nell’e-commerce per gli operatori B2B e B2C è motivato principalmente dalla volontà di sviluppare un rapporto più diretto con i clienti (attuali e prospect) e dalla possibilità di offrire un’esperienza più completa alla propria clientela. La survey 2022 aggiorna in parte l’ultimo Rapporto “Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita dell’Italia” che ha fotografato il peso e il valore dell’e-commerce nell’economia italiana.
Nel 2020, la rete del valore dell’e-commerce e del digital retail ha totalizzato un fatturato complessivo di quasi 68 miliardi di euro e occupato circa 378mila lavoratori. Inoltre, dai dati per il 2021, si stima che nel 2021 la filiera possa essere cresciuta ancora di un altro +4,4% rispetto al 2020, attestandosi a quasi 71 miliardi di euro di fatturato (+95% dal 2016).
Di questi dati, del loro aggiornamento e delle prospettive dell’e-commerce parlano oggi su FinanzaNow Lorenzo Tavazzi, partner di The European House Ambrosetti, Vittorio Coda, presidente dell’Istituto per i valori d’impresa, e l’onorevole Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive della Camera dei deputati.
L’efficienza del sistema logistico (27% delle risposte) e il rafforzamento delle competenze della forza lavoro (25% delle risposte) sono le priorità individuate dalle imprese rispondenti alla survey condotta nel 2022. Con riferimento alle figure professionali di cui le imprese hanno maggiore necessità, dalla survey 2022 emerge come gli operatori B2B ricercano soprattutto Data Engineer, mentre il SEO (Search Engine Optimization) Specialist è la figura più richiesta nel canale B2C.
Lo Studio ha individuato 3 ambiti di proposte per sostenere lo sviluppo della filiera estesa del commercio elettronico in Italia: politiche per lo sviluppo dell’“industria del commercio”, upgrade delle competenze e tecnologie digitali e rafforzamento del digital export.
Con riferimento alle politiche per lo sviluppo dell’“industria del commercio”, si propone di destinare parte dei fondi del PNRR agli investimenti tecnologici delle imprese dell’industria del commercio, a partire dai 13,4 miliardi di euro previsti dal Piano Nazionale “Transizione 4.0”, includendo un esplicito riferimento alle tecnologie immateriali necessarie agli operatori della filiera allargata dell’e-commerce per migliorare il servizio offerto, rafforzare la capacità di analisi dei dati e potenziare le infrastrutture informatiche.
Per quanto concerne l’upgrade delle competenze e tecnologie digitali, si suggerisce di prevedere finanziamenti destinati alle imprese per la formazione di potenziali risorse da impiegare nel settore dell’e-commerce e del digital retail, a condizione che queste accedano a corsi certificati e che, allo stesso tempo, le imprese si impegnino ad assumere la risorsa al termine del programma di formazione certificato. Il ruolo di ente certificatore, nel caso italiano, potrebbe essere assunto da Consorzio Netcomm.
Infine, per quanto riguarda il rafforzamento del digital export delle imprese italiane, si raccomanda di incoraggiare accordi con i principali marketplace ed e-Tailer internazionali B2C e B2B per la promozione in apposite “vetrine” delle produzioni del “Made in Italy”, accompagnare le PMI sulle piattaforme e nei processi di digital marketing (ad esempio, “package” per digitalizzazione e gestione/logistica dei prodotti), nonché armonizzare le Direttive nell’UE-27 sul commercio online e semplificare le procedure per le PMI soprattutto in materia di registrazione dei marchi, protezione della proprietà intellettuale e riduzione degli adempimenti doganali: un esempio in tal senso è la presentazione elettronica dei documenti doganali prima dell’arrivo e l’elaborazione semplificata delle spedizioni di basso valore, come soglie di sdoganamento de minimis e informali più alte, sotto le quali i dazi e le tasse sono esentati o semplificati e le spedizioni ricevono un trattamento accelerato.
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