Gli italiani si confermano “protein lovers”. Amano e acquistano sempre più frequentemente alimenti ad alto contenuto proteico, soprattutto se riportano in etichetta le parole “proteine” e “Omega 3”.
Nell’ultimo biennio, il segmento dei prodotti ad alto contenuto proteico ha messo a segno una crescita del +15%. A registrare un vero e proprio exploit nel 2021 sono stati soprattutto i secondi piatti di pesce, cresciuti del +71% a valore sull’anno precedente. Il tonno, in particolare, è il vero re delle conserve ittiche: in media, in Italia, si mangiano infatti circa 2,7 kg di tonno pro capite per persona. In termini di volumi, invece, nel 2021 il Bel Paese ha prodotto 84mila tonnellate di tonno, poco più della metà del consumo totale, pari a 160mila tonnellate.
Di tutto questo si è parlato nel corso della conferenza “Italiani protein lovers” organizzata da Ancit (Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare) e svoltasi lo scorso 31 maggio.
Parola d’ordine: innovazione
Malgrado le apparenze, è un settore assai votato all’innovazione quello delle conserve ittiche. Lo conferma anche Simone Legnani, presidente di Ancit, che spiega: “L’inventiva italiana ha dato i suoi frutti nel mondo delle conserve ittiche. L’industria ha infatti trovato soluzioni e alternative originali che esulano dalla semplice scatoletta di tonno in olio extravergine di oliva. Grande attenzione è stata dedicata, ad esempio, alla sostenibilità, con la produzione di referenze che, pur contenendo ridotte quantità di olio, mantengono il gusto tradizionale del tonno classico. Allo stesso modo sono state introdotte sul mercato novità volte a soddisfare un target giovane: conserve ittiche grigliate, con aromatizzazioni e con verdure, ma anche filetti di tonno in vetro, il cui interno è immediatamente visibile a scaffale”. Innovazioni che non si limitano al solo tonno, ma che coinvolgono anche sgombro, salmone, alici e acciughe. “L’industria è così riuscita a stare al passo con i tempi e con la voglia di sperimentare dei consumatori che, di fronte a queste proposte, hanno incrementato l’acquisto di conserve ittiche”.
Costi produttivi e aumento dei prezzi
Il comparto non è esente dall’aumento dei costi produttivi e del prezzo delle materie prime. Oltre a gas ed energia, anche altre materie prime hanno registrato un’impennata dei prezzi: è il caso della banda stagnata (+85% nel 2021), fondamentale per il settore ittico che, ogni anno, impiega circa 650 milioni di scatolette. Nel complesso, la latta incide per il 30% circa sui costi di produzione del comparto.
Non mancano poi i costi legati ai laminati a caldo (+60%) e a freddo (+30%), usati proprio per produrre la banda stagnata, così come l’alluminio (+41%). Oltre a petrolio greggio (+50%), gas naturale (+342%) ed energia elettrica (+221%), cresce il prezzo del trasporto su container (+243%) e dell’olio d’oliva (+38,4%). Da menzionare, infine, anche l’olio di girasole impiegato per la conservazione degli alimenti che, con lo scoppio del conflitto in Ucraina, è diventato di difficile reperibilità e ha visto crescere il proprio costo, causando così anche il conseguente aumento dei prezzi degli altri oli vegetali.
Come può, allora, il comparto ittico, investito da questa tempesta perfetta, continuare a garantire qualità e convenienza ai propri consumatori che, proprio per queste caratteristiche, lo scelgono a scaffale?
“Le industrie stanno cercando di assorbire questo aumento dei costi”, prosegue il presidente Legnani. “Stiamo cercando di distribuire equamente questi aumenti lungo tutta la filiera, in modo da non doverli scaricare sul consumatore finale. Il 96% degli italiani consuma infatti tonno. Se smette di acquistarlo perché il prezzo cresce, diventa un problema per tutta la filiera”.
Conserve ittiche? Agli italiani piacciono
In base a una ricerca elaborata tra il 26 e il 30 aprile da Doxa, istituto di ricerche e analisi di mercato, il tonno si merita un posto d’onore all’interno della pausa pranzo degli italiani. Il survey, dal titolo Tonno in scatola e proteine in pausa pranzo, condotto su un panel rappresentativo di 1.000 cittadini italiani tra i 18 e i 74 anni di età, equamente distribuiti per sesso, area geografica di provenienza e titolo di studio, indaga il rapporto tra i nostri connazionali e gli alimenti proteici.
Dallo studio è emerso che il 53% degli intervistati assume cibi proteici perché li reputa essenziali per la propria crescita muscolare. Il 42% perché forniscono gli aminoacidi per la crescita e il mantenimento di cellule e tessuti, mentre il 30% perché facilitano l’equilibrio del sistema immunitario. Se il 36% del campione esaminato ritiene che non esista alcuna differenza tra le proteine del pesce e quelle di origine vegetale, la maggioranza (47%) pensa invece che il pesce abbia caratteristiche nutrizionali migliori delle proteine vegetali.
All’interno della pausa pranzo degli italiani, il tonno in scatola è assai presente: si colloca infatti al terzo posto tra gli alimenti proteici più consumati (33%), alle spalle di carne bianca (36%) e legumi (34%). Per quanto riguarda la frequenza di consumo, invece, risulta che gli italiani lo portano in tavola almeno una volta a settimana (45%): per il 12% degli intervistati la frequenza sale a 2-3 volte alla settimana, mentre il 22% lo consuma solamente 3-4 volte al mese.
I motivi che spingono al consumo del “re delle conserve ittiche” sono poi molteplici: per il 58% del campione il tonno è un alimento pratico, dalla shelf-life prolungata e facile da conservare; il 47% lo apprezza perché ha un gusto piacevole, e il 25% perché è una valida alternativa al pesce fresco. Convenienza e accessibilità (25%), ridotto contenuto di grassi (15%) e ragioni salutistiche (10%) completano il quadro.
In merito alle preparazioni a base di tonno in scatola più gettonate, le idee sono ben chiare: trionfa la pasta con il tonno in scatola (44%), seguita dall’insalata (36%) e dall’insalata di riso (34%). Bene anche tramezzini e panini che lo contengono (21%).
Non solo tonno in scatola
Il tonno in scatola sott’olio, divenuto ormai iconico, rimane la conserva ittica più consumata dagli italiani (72%), seguito dal tonno in scatola al naturale (43%). Tuttavia, come accennato precedentemente da Legnani, presidente di Ancit, il comparto è soggetto a numerose innovazioni. Lo conferma anche la ricerca Doxa, che elenca le altre varianti di tonno in scatola scelte a tavola: filetti sott’olio (30%), filetti grigliati sott’olio (10%), trancio intero all’olio di oliva (9%), insalata e piatti pronti con tonno (5%), ventresca in olio di oliva (5%).
Guardando alle altre conserve ittiche (salmone, sgombro, alici, acciughe), appare chiaro che non vengano consumate con la stessa frequenza del tonno. Il 38% degli intervistati, ad esempio, non consuma mai salmone, il 30% solo una volta al mese. Gli sgombri sembrano essere un po’ più apprezzati dal panel: il 21% li mangia 3-4 volte al mese, il 36% una volta al mese, ma c’è anche chi li porta in tavola una volta a settimana (12%). In merito ad alici e acciughe, invece, la maggioranza sembra consumarle perlopiù una volta al mese (35% in media) o non consumarle affatto (33% in media).
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