Scettici sull’auto elettrica e più propensi a considerare ancora l’acquisto di una vettura con il motore termico, i consumatori italiani, ma soprattutto quelli europei, secondo il Deloitte Global Automotive Consumer Study 2024, tornano a preferire le macchine vecchio stampo. In un anno, infatti, in Italia è cresciuta dal 19% al 30% la quota di coloro che si orientano verso veicoli a benzina e gasolio. La stessa cosa è accaduta in Germania, dove la percentuale sale dal 45% al 49%, mentre la media europea si attesta intorno al 43%, surclassando la scelta dell’ibrido e dell’elettrico. Il motivo principale, secondo la ricerca, resta quello del prezzo, ma poi ci sono anche perplessità per la lunghezza della ricarica, per la presenza delle centraline sul territorio e anche per il costo della sostituzione della batteria. “Le auto elettriche ci saranno – spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico – però è meglio lasciare la libertà di scelta: l’opinione pubblica sta dando il suo responso”. Esattamente il contrario di quanto ha fatto l’UE stabilendo fin da ora che dal 2035 in Europa non saranno più prodotte auto con il motore endotermico. Per il momento, il mercato non sta ancora andando in questa direzione.



Lo studio Deloitte certifica quello che il mercato stava dicendo da tempo: i consumatori non sono ancora pronti alla scelta dell’elettrico imposta dall’UE?

Si sta cercando in tutti i modi di trovare una scusante per questa apatia verso l’elettrico, in particolare per l’Italia. Accampano la scusa del prezzo, che effettivamente conta, ma non considerano il fatto che la gente rifiuta l’imposizione, vuole avere la possibilità di scelta. C’è un atteggiamento contrario dell’opinione pubblica che non dipende solo dal costo della vettura.



Tra i motivi delle perplessità relative alle auto elettriche ci sono i tempi di ricarica, ancora abbastanza lunghi, di certo non paragonabili a quelli di un rifornimento oggi, ma anche la presenza delle colonnine sul territorio e il costo del ricambio della batteria. Quanto incidono questi fattori?

In Italia ce ne sono di colonnine, anche se prevalgono quelle lente rispetto alle più rapide. Questi problemi, comunque, non si possono nascondere. Si continua a spostare in avanti quello delle batterie, sia per quanto riguarda lo smaltimento, sia per il cambio eventuale. Se guardiamo alla Cina e allo sviluppo tecnologico vedo che le batterie stanno migliorando in continuazione quanto alle prestazioni. Un’auto elettrica comprata adesso e rivenduta fra qualche anno risulterà incredibilmente svalutata perché nel frattempo la batteria non sarà al passo con quelle nuove. E lo stesso vale per i motori. Ci sono tante variabili. Il problema, però, complessivamente, resta quello di una sostanziale apatia nei confronti dell’auto elettrica. Lo sto ripetendo da mesi e vedo che adesso qualcuno mi dà ragione. Ora si assiste quasi a una imposizione di questo tipo di veicolo da parte dei costruttori, mentre la politica, dall’altro lato, comincia a rallentare su questi temi: si avvicinano le elezioni europee e questo sarà un argomento centrale nel dibattito politico.



Ma quanto tempo ci vuole per ricaricare un’auto elettrica?

Se si possiede una wall box a casa, penso una notte. Con una carica veloce, ce la si può fare anche in venti minuti, ma per una ricarica normale ci vogliono anche ore. Cito un episodio che ho verificato personalmente: una colonnina installata per strada un anno e mezzo fa ci ha messo otto o nove ore a ricaricare e alla fine non si era ancora arrivati al 100%. Se c’è urgenza di usare un’auto e non hai la batteria sufficiente, è un problema. Se c’è un motore tradizionale, invece, basta andare al primo benzinaio e si fanno 10 euro. È una scomodità.

Visti gli investimenti e i piani che sono stati fatti per la transizione all’elettrico per i produttori, questa tendenza del mercato è un problema?

Adesso sono affari loro. Hanno sbagliato fidandosi di una certa politica. Hanno pensato al futuro senza prevedere impedimenti, ostacoli, variabili che possono cambiare la situazione. Al di là del Covid, ci sono i problemi dei microchip, delle materie prime che sono quasi totalmente in mano alla Cina, la crisi energetica dovuta alla guerra tra Ucraina e Russia e il Medio Oriente con il canale di Suez bloccato. Poi ci sono le elezioni, alle quali può sempre risultare vincente qualcuno di diverso rispetto alla tornata precedente. Hanno peccato di lungimiranza e di questo mi stupisco, perché è gente che ha una cultura manageriale importante e ben retribuita. Ola Kallenius, capo della Mercedes, ha appena detto che le auto elettriche costeranno ancora tanto e che quindi l’azienda continuerà a produrre auto con il motore endotermico. Mi spaventa sentire da alcune persone che nel 2025 o nel 2026 produrranno solo macchine elettriche. A loro rispondo: “Auguri”.

Le macchine del futuro saranno anche sempre più tecnologiche, capaci di dare informazioni per la sicurezza stradale e la manutenzione. Anche su questi aspetti, secondo lo studio di Deloitte, c’è interesse ma poca disponibilità ad affrontare costi aggiuntivi. C’è una frenata su tutte le innovazioni?

Il futuro, come dice anche una ricerca di Alix Partners (società di analisi automotive nda), sarà soprattutto del software, della guida autonoma. Mi sembra che si stia esagerando; va bene immaginare il futuro ma è meglio guardare alla realtà dei fatti. Mi fa paura pensare a un’auto in cui il conducente, mentre la macchina procede, fa un sonnellino. Può avvenire forse in certe aree dove ci sono le infrastrutture adatte. Bisogna iniziare a preparare quelle: non si può costruire una casa dal tetto.

Complessivamente, leggendo la ricerca, sembra che ci sia qualche resistenza ad accogliere le innovazioni dell’automotive. È così?

L’innovazione deve essere funzionale alle esigenze reali.

Le indicazioni che vengono dai consumatori, quindi, dovrebbero spingere la politica, quella europea in particolare, a rivedere certi piani?

Non dico di rivedere ma di essere più pragmatici e razionali: realizzare progressivamente ciò che ti permette di raggiungere l’obiettivo prefissato. Non è un caso che stia andando bene la formula del noleggio: se non si sa cosa comprare, meglio rivolgersi a queste formule per due o tre anni. Se prendi un diesel e poi viene penalizzato da certe norme, hai una macchina che si svaluta subito; se lo noleggi, dopo un anno lo restituisci e prendi qualcosa di idoneo alle tue esigenze del momento.

(Paolo Rossetti)

 

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