Andrea Girardin Gibin, caposquadra della ditta appaltatrice del lavoro e sopravvissuto alla strage di Brandizzo, figura ora tra gli indagati per la morte dei cinque operai che stavano svolgendo dei lavori sui binari nella linea tra Milano e Torino e che sono stati travolti dal treno merci. La cognata di Gibin, a Estate in Diretta, ha rivelato: “Andrea in questo momento non può parlare. Lui anche era sui binari perché salda: erano lì tutti. Forse come unica fortuna ha avuto un angelo. Il treno, da quello che dicono tutti, non si sente. Ha avuto solo la fortuna che ha alzato la testa e ha visto una luce (quella del treno, ndr) e si è buttato. È un dolore immenso. Andrea è qua ma non oso immaginare le famiglie delle vittime, che in parte conoscevamo”. Proprio il caposquadra della Sigifer, ascoltato dagli inquirenti, aveva raccontato: “Ho visto la morte in faccia. Il treno non l’ho neanche sentito arrivare. Ho alzato lo sguardo e sono stato abbagliato dalle luci del convoglio”.



STRAGE DI BRANDIZZO

Prima svolta nell’indagine sulla strage di Brandizzo, dove un treno ha travolto un gruppo di operai al lavoro sui binari. C’è un video che sembra inchiodare ancor di più il tecnico referente di Rfi sul cantiere, Antonio Massa, alle sue responsabilità. Nel filmato si sente la sua voce che dà indicazioni su cosa fare se fosse arrivato un treno, visto che la circolazione non era stata interrotta. Il video è stato girato solo un’ora prima dello schianto in stazione da Kevin Laganà, la più giovane delle cinque vittime. “Ragazzi, cominciamo. Se vi dico treno andate da quella parte. Va bene?“, dice il tecnico alla squadra. Il giovane operaio ribadisce “manca ancora l’autorizzazione“, confermando di fatto la pressi di iniziare a lavorare sui binari senza attendere il nulla osta per l’interruzione della linea. Dopo aver ricevuto quell’indicazione, Kevin risponde con sarcasmo: “Ho capito, scappiamo.. mi butto contro la cancellata“.



Purtroppo, non ha avuto tempo di farlo, lui e gli altri quattro operai non hanno avuto scampo. Il video è stato ritrovato salvato nella pagina Instagram del ragazzo, che non aveva avuto il tempo di pubblicarlo. Stando a quanto riportato da Repubblica, è stato già depositato in procura dagli avvocati Marco Bona ed Enrico Calabrese che assistono la famiglia del giovane. Le immagini, sei minuti e mezzo di dialoghi e lavori sui binari, rafforzano la tesi del dolo eventuale che è stata contestata ai due indagati, Massa e il caposquadra della ditta appaltatrice del lavoro Andrea Girardin Gibin. (agg. di Silvana Palazzo)



STRAGE A BRANDIZZO, LE ULTIME NOTIZIE DALL’INDAGINE

Proseguono le indagini a seguito della strage di Brandizzo, il terribile incidente ferroviario che ha ucciso 5 operai al lavoro sui binari. Secondo quanto riferito in queste ore dal Corriere della Sera, si starebbe rafforzando l’ipotesi in Procura secondo cui dietro alla strage vi sarebbe un errore umano. Ma c’è di più perchè dopo le prime testimonianze ai pm emergerebbe una prassi quasi consolidata quanto per certi versi sciagurata: quella di lavorare a vista.

In poche parole gli operai che lavorano sui binari, stando a quanto scrive il quotidiano di via Solferino, spesso e volentieri aggirano i divieti per finire prima i lavori e recandosi sul luogo segnalato prima degli orari concordati. Mentre alcuni lavorano un collega viene piazzato con lo sguardo lungo la ferrovia: “Se c’è un treno, io vi avviso e voi vi togliete”. A confermarlo è stato anche Antonio Veneziano, ex collega dei cinque operai morti, che sentito dai microfoni del Tg1 ha spiegato: “Si andava prima sul binario per affrettare il lavoro. E’ capitato più volte, andavamo sul binario per affrettare il lavoro”.

DIPENDENTE DI FERROVIE: “LAVORI NON DOVEVANO COMINCIARE”

Ieri l’uomo è stato sentito in procura, mentre nei prossimi giorni verrà ascoltato Antonino Laganà, fratello di Kevin, la vittima più giovane della strage di Brandizzo, nonché collega all’impresa Sigifer di Borgo Vercelli. La testimone chiave dell’inchiesta riguardante i fatti di Brandizzo viene però considerata una dipendente delle Ferrovie di 25 anni, colei che la sera del 30 agosto, il giorno della strage, era al telefono con il “capo cantiere”, intimando ai lavoratori di non recarsi sui binari visto il passaggio dei treni.

“L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno”, avrebbe spiegato la donna agli inquirenti che l’hanno ascoltata nell’ambito delle indagini. Dalle telefonate intercorse fra la 25enne e il capo cantiere, emerge chiaramente come il nulla osta per i lavoratori non fosse ancora arrivato.