DOPO LE 14 SARÀ STACCATA LA SPINA DI INDI GREGORY: LA DISPERAZIONE DELLA FAMIGLIA

Senza clamorosi colpi di scena in extremis, dopo le ore 14 oggi sarà staccata la spina della piccola Indi Gregory, la bimba inglese con cittadinanza italiana (da qualche giorno per effetto della decisione del Governo Meloni) che soffre di una rara malattia mitocondriale, per la quale né i medici Uk né l’Alta Corte di Londra hanno dato più alcuna speranza di vita. Dopo il tentativo dell’Italia di far trasferire la piccola Indi all’Ospedale Bambino Gesù di Roma – che da tempo si è reso disponibile ad accoglierla per sottoporla a nuove tecniche innovative – il giudice britannico ieri ha stabilito che il trattamento di supporto vitale della piccola Indi Gregory verrà staccato oggi alle ore 14.



I medici che l’hanno in cura la neonata di 8 mesi al Queen’s Medical Center di Nottingham hanno detto che non si può fare altro, mentre i genitori avevano chiesto che la bambina tornasse nella loro casa di Ilkeston, nel Derbyshire: «quasi impossibile rimuovere il supporto vitale e svolgere cure palliative a domicilio» ha sentenziato il giudice. Questa mattina alle 11 i legali della famiglia Gregory hanno presentato il ricorso contro la decisione del giudice: «È la cosa più disumana e crudele che abbiamo mai vissuto su questa terra», attacca alla Bbc il papà di Indi, Dean Gregory, «Sono solo concentrato sul salvare la vita di mia figlia e fare ciò che è nel migliore interesse di Indi. Il nostro sogno è quello di portarla in Italia, non merita di morire, è ancora una bambina che respira e le batte il cuore».



IL MESSAGGIO DEI VESCOVI UK SUL CASO INDI GREGORY

Sulla vicenda sono intervenuti anche i vescovi cattolici inglesi con una nota di mons. John Sherrington – responsabile per il settore Vita della Conferenza Episcopale Uk – e mons Patrick McKinney, vescovo di Nottingham: «La tragica situazione della piccola Indi Gregory spezza il cuore, soprattutto pensando all’affetto dei suoi genitori, Claire e Dean, dei suoi fratelli e della sua famiglia». I vescovi riconoscono ai medici di aver provato il possibile per aiutare la piccola Indi Gregory, tuttavia «come persone di speranza, riconosciamo che i suoi genitori vogliono esplorare ogni possibilità di allungare la sua vita, anche se questo non comporta nessuna certezza che le cure avranno successo e ciò vorrebbe dire il trasferimento di Indi all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Genitori e medici cercano di fare il migliore interesse di Indi».



I presuli Uk sottolineano poi il tema chiave delle cure palliative: «quando le terapie diventano sproporzionate e non portano benefici, bisogna garantire a un malato adeguate cure palliative. La sospensione di cure diventate eccessive – rilevano i vescovi – non giustifica la sospensione di terapie essenziali come idratazione, nutrizione, adeguato sostegno per la respirazione, termoregolazione e terapia del dolore purché il malato ne tragga beneficio». La Chiesa considera queste cure come necessaria per accompagnare anche i piccoli pazienti come Indi verso una morte naturale e dignitosa: «Non dovremmo mai agire – concludono i vescovi – con l’intenzione deliberata di far terminare una vita umana né rimuovere cure di base per ottenere la morte. Tuttavia, a volte, dobbiamo riconoscere i limiti di quello che può essere fatto, pur agendo con umanità al servizio del malato fino a che arrivi una morte naturale».

OSPEDALE BAMBINO GESÙ: “QUI CURIAMO E ACCOGLIAMO“. VICEPRESIDENTE NEONATOLOGI: “È EUTANASIA DI INDI GREGORY”

Intervistato oggi dall’Avvenire, il presidente dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, Tiziano Onesti, sottolinea ancora una volta la proposta in merito all’accoglienza per tutte le cure del caso a Indi Gregory: «Come già capitato in passato, abbiamo dato una disponibilità umanitaria e istituzionale, perché ci è stata chiesta dalla famiglia e dal governo italiano». Il Bambino Gesù, come già evidenziato in passato con i casi Charlie Gard o Alfie Evans, è un ospedale che «accoglie e che cura, e non possiamo esimerci dall’accogliere l’appello dei genitori raccolto dalle nostre Istituzioni ai massimi livelli».

La disponibilità messa in campo dal presidente Onesti e da tutto lo staff dell’ospedale romano, è quella di un «totale servizio alla vita, è questo il messaggio culturale ed educativo che deve passare, al di là della vicenda delicatissima». Intervistato da “Libero Quotidiano”, il vicepresidente della Società italiana di Neonatologia (Sin), professor Massimo Agosti, non si nasconde sul caso Indi Gregory e accusa duramente tanto medici quanto la corte inglese: «questa è un’eutanasia senza consenso. Il bambino non può decidere, i genitori ne fanno le veci i dottori fanno i rappresentanti tecnici. Però sono stati tutti bellamente bypassati da un giudice che ha detto: “No, per me game over”. È questo che lascia perplessi e rattrista anche un po’». Il professor Agosti riconosce che la malattia di Indi Gregory è molto grave e attualmente incurabile, ma «non sappiamo cosa produrrà la medicina tra sei mesi».