INDIA, ANCORA VIOLENZA E INTOLLERANZA RELIGIOSA
In India continuano gli episodi di violenza e intolleranza a sfondo religioso anche alle porte di Nuova Delhi, mentre il Paese si avvicina all’esiziale appuntamento elettorale della primavera del 2024 quando una coalizione di partiti proverà a impedire la terza rielezione consecutiva di Narendra Modi, leader del Partito Popolare Indiano e Primo Ministro dal maggio 2014. I recenti episodi, di cui ha parlato di recente l’edizione di questo venerdì di ‘Le Monde’ testimoniano della fortissima polarizzazione esistente tra la comunità indù e quella musulmana, da sempre nel mirino del 72enne politico che da alcuni è stato anche accusato di islamofobia e di attuare una sorta di ‘genocidio culturale’.
SCONTRI E MORTI TRA INDU’ E MUSULMANI
Negli ultimi giorni infatti una serie di scontri ha visto come bilancio la morte di altre sei persone in Haryana, Stato Federato dell’India settentrionale e che confina con quello della capitale: per questo motivo proprio Nuova Delhi, sede del prossimo vertice del G7 a settembre, è stata posta in stato di massima allerta con migliaia di uomini delle forze di sicurezza già allertati e dispiegati nelle periferie della megalopoli per spegnere sul nascere qualsiasi tentativo di disordine da parte di due gruppi estremisti indù, il VHP (Vishwa Hindu Parishad) e il Bajrang Dal, suo braccio armato paramilitare. A Nuova Delhi alcuni di loro si erano radunati bloccando una delle principali vie d’accesso alla città e alzando cartelli che chiedevano di rinchiudere i “convinti jihadisti”. Come riporta ‘Le Monde’, questi due gruppi rientrano nella ‘famiglia ideologica’ del premier Modi e del suo BJP, avocando un diritto all’autodifesa a seguito degli ultimi scontri tra indù e musulmani.
LE PROVOCAZIONI DEI NAZIONALISTI DI MODI
Insomma, una situazione potenzialmente esplosiva tra scontri a sangue e provocazioni: “Lo Stato dell’Haryana, governato dal BJP, è stato accusato di aver ignorato gli avvertimenti dei suoi stessi servizi di servizi di intelligence, rendendo la violenza quasi inevitabile” è l’accusa rivolta al governo da alcuni ricercatori freelance che sono stati testimoni di queste provocazioni da parte di soggetti armati del Bajrang. Inoltre una delle loro marce è degenerata rapidamente in una rivolta, con attacchi ai negozi locali, auto bruciate e le autorità costrette a imporre il coprifuoco e interrompendo le connessioni a Internet. In un’altra città i rivoltosi hanno dato fuoco a una moschea e ucciso un chierico musulmano, racconta ancora il quotidiano transalpino che lancia pure l’allarme su una possibile escalation. Da quando i nazionalisti nel 2014 hanno dato vita a questi episodi di violenza ed emarginazione religiosa, per il Paese fatti come questi sono un triste leitmotiv: fino al 2020 più di cinquanta persone sono state uccise nella capitale durante disordini anti-musulmani e dietro cui c’è la mano di estremisti indù.
VERSO LE ELEZIONI 2024: SI TEME L’ESCALATION E UNA POLARIZZAZIONE DI…
Non solo l’attuale Primo Ministro, anche durante i suoi mandati a capo dello stato del Gujarat, è stato accusato di aver permesso che i massacri avessero luogo, anche se poi è sempre stato scagionato da queste accuse. “Questa violenza è parte integrante della strategia del BJP per polarizzare gli elettori dal punto di vista religioso e assicurarsi il voto della maggioranza indù, trasmettendo il messaggio che solo Modi li può proteggere”. Da qui anche una campagna elettorale che si preannuncia ugualmente polarizzata. “È probabile che prenda pieghe violente a intervalli regolari, dato che questa è sempre stata la strategia di mobilitazione dei nazionalisti indù” è l’opinione sempre di alcuni osservatori freelance.