Cresce il protezionismo economico in giro per il mondo. Dopo le decisioni prese già da tante Nazioni, ecco che anche l’India ha vietato le esportazioni di grano con effetto immediato. Già altri Paesi prima di quello orientale hanno deciso di fermare le spedizioni all’estero di materie prime agricole e alimentari a causa della grave crisi di cibo iniziata già tempo fa, che però ora rischia di aumentare e diventare ancora più preoccupante.
Il crescente protezionismo dovuto alla crisi alimentare causata dalla guerra in Ucraina sta mettendo in seria difficoltà i mercati. Sono vari i Governi che reprimono le esportazioni di prodotti, tra cui materie prime come cereali, olio da cucina e legumi. L’India, dunque, è solo l’ultimo dei Paesi che ormai da giorni hanno deciso di bloccare le spedizioni all’esterno. Basti pensare che dopo aver affermato che quest’anno puntava al record di spedizioni, il Paese asiatico ha preso la decisione di fermare le esportazioni di grano.
India, il grano subisce anche un’altra crisi
Non solo crisi economica dovuta alla guerra. In India, il problema del grano è legato anche al caldo torrido che ha ridotto la produzione. I prezzi locali hanno raggiunto il loro massimo storico, mentre dall’estero cresceva la forte domanda di esportazione. Così il Governo ha preso la decisione di bloccare le spedizioni, affermando che consentirà l’export solo in un caso. Sarà infatti consentito per lettere di credito che sono già state emesse ma anche su richiesta dei Paesi che stanno cercando di “soddisfare le proprie esigenze di sicurezza alimentare”.
L’India è il secondo produttore mondiale di grano per le forniture e l’obiettivo era quello di raggiungere il record di 10 milioni di tonnellate di grano esportato in un anno. Eppure la crisi dovuta alla guerra e quella climatica hanno bloccato tutto. Il divieto imposto dal Governo indiano potrebbe inoltre portare i prezzi globali a nuove vette, andando a colpire soprattutto Paesi asiatici e africani. L’inflazione alimentare e dell’energia ha portato i prezzi a livelli record, aumentando di molto il costo per tonnellata.