Continuano le violenze contro i cristiani in India da parte della maggioranza induista. L’ultimo episodio si è verificato nel distretto di Kondagaon (Chhattisgarh). Alcune decine di cristiani sono stati espulsi da tre villaggi e le loro (povere) case distrutte. 14 le casupole distrutte, baracche fatte di pilastri di legno e con il tetto in lamiera. Nel frattempo a Singapura due migliaia di nazionalisti indù hanno manifestato per chiedere che i cristiani siano espulsi. Questi attacchi seguono di un giorno l’attacco subito da Shivaram Koyam, un cristiano del villaggio di Kakdabeda, la cui casa è stata distrutta. Le forze dell’ordine e i governatori locali hanno cercato di pacificare gli abitanti, ma senza successo.



CRISTIANI PERSEGUITATI

I membri indù dei villaggi esigono che se i cristiani vogliono ritornare ad abitare con loro, devono onorare le divinità del luogo e convertirsi all’induismo. Sajan K George, presidente del Gcic (Global Council of Indian Christians), come riporta l’agenzia Asia News, ha commentato: “Lo spauracchio delle conversioni forzate predicate dagli estremisti dell’Hindutva serve a seminare squilibri, sospetti e perfino odio verso i fragili tribali cristiani…. Essere un cristiano tribale vuol dire vivere in totale precarietà, aperti ad ogni attacco e ad ogni falsa accusa”. La maggioranza indù perseguita anche i musulmani, non solo i cristiani, grazie all’appoggio del presidente indiano, un induista nazionalista che fa di tutto per dare ai fedeli induisti il controllo totale del paese.

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