L’India è riuscita ad atterrare efficientemente sul suolo della Luna, dando il via ufficiale alla sua prima missione lunare con il razzo Chandrayaan-3. Partita dalla terra il 14 luglio scorso, la traversata fino al satellite è proceduta senza nessun tipo di intoppo, fino alla delicata fase di atterraggio che nella giornata di domenica ha causato la distruzione della sonda russa Luna-25. L’allunaggio, previsto dai fisici della Indian Space Research Agency per le ore 14:34 odierne, è stato completato senza difficoltà con un paio di minuti di ritardo. L’evento attesissimo dal popolo ha consegnato, insomma, l’India nella storia delle missioni spaziali, rendendola la quarta nazione a toccare il suolo lunare, dopo Russia, Stati Uniti e Cina.
India: il lungo viaggio di Chandrayaan-3
Insomma, l’India è riuscita ufficialmente ad atterrare sulla Luna con la sua missione Chandrayaan-3, grazie al lander Vikram. La missione era partita il 14 luglio scorso, impiegando molto più tempo per raggiungere il satellite terrestre rispetto alle missioni Apollo americane degli anni ’60 e ’70 data la minore potenza dei propulsori del razzo, che ha richiesto diversi viaggi attorno alla Terra per raggiungere la velocità necessaria a completare il viaggio.
Nonostante questo, però, la navicella madre dell’India è arrivata in posizione lo scorso 17 agosto senza nessun tipo di intoppo, procedendo al distacco del lander, il cui nome in sanscrito significa “valore”. Durante il suo lungo viaggio per arrivare sul suolo lunare il lander ha già inviato alcune immagini scattate alla Luna dall’orbita. La missione sarà completata anche dal robot mobile Pragyan (ovvero “saggezza”) che procederà ad ispezionare l’area e a raccogliere informazioni utili sul Polo Sud lunare (ancora inesplorato) al fine di migliore la conoscenza del satellite per gli scienziati e i fisici dell’India.
Il fallimento del 2019
La missione Chandrayaan-3 dell’India non è il primo tentativo di allunaggio. Infatti, nel 2008 era stata inviata la prima sonda, mentre nel 2019 era stata lanciata una missione esplorativa, all’esorbitante costo di 140 milioni di dollari (ora ne sono stati spesi 74,6 milioni), che era fallita proprio nella fase di allunaggio. Nonostante il fallimento, però, l’azienda spaziale indiana era riuscita, in passato, a segnare alcuni importanti traguardi, inviando per esempio nel 2014 la prima sonda asiatica nell’orbita di Marte.