Agitazione in India fra le principali organizzazioni dei musulmani, dopo che il ministro federale dell’istruzione ha presentato 15 nuovi corsi educativi rivolti agli studenti, con l’obiettivo di diffondere la “tradizione della conoscenza indiana” riferendosi allo studio dei testi religiosi indù, la cultura dell’India antica. Secondo i vertici del gruppo di studiosi islamici Jamiat Ulama-i-Hind (JuH), si tratta di una “mossa imprudente”, sottolineando come le autorità stiano cercando di “forzare l’educazione religiosa” dei ragazzi di altre fedi.



Niaz Farooqui, segretario di JuH, ha commentato la vicenda interpellato da Sputnik: “Anche se si tratta di corsi opzionali è semplicemente sbagliato imporre tale educazione religiosa a bambini di una religione diversa. Siamo musulmani – ha continuato – fin dalla tenera età, ai nostri figli viene insegnata l’importanza di Allah nella vita. Ora, questi corsi mirano a offuscare la loro comprensione della religione introducendo altri concetti religiosi. Non avremmo avuto obiezioni se queste materie fossero state introdotte nelle scuole superiori, dove gli studenti hanno già maturato la loro convinzione religiosa: in questo modo, invece, si cerca di inculcare una sola religione a bambini troppo piccoli, che non sono in grado di scegliere liberamente”.



POEMI INDUISTI ALLE ELEMENTARI D’INDIA, BARBHUIYA: “UN PUNTO INTERROGATIVO”

Al momento i corsi sono rivolti a studenti di terza, quinta e ottava elementare in tre lingue diverse, e il programma rientra nell’ambito del New Education Policy (NEP), approvato l’anno scorso con l’obiettivo di introdurre importanti novità nella didattica indiana. Secondo Ferdous Ahmed Barbhuiya, membro del gabinetto dell’unione studentesca dell’università musulmana di Aligarh (AMU), la decisione di introdurre questi corsi resta un “grande punto interrogativo” rispetto alle secolari tradizioni della costituzione indiana. “Come ha potuto – si domanda ancora – il governo de-finanziare le madrase (scuole musulmane che sono state convertite in scuole regolari ndr) da una parte e allo stesso tempo promuovere testi religiosi di altre religioni?”. Condanne anche da parte del CERT, Centro senza scopo di lucro per la ricerca e la formazione sull’istruzione: “Completamente omissivo dell’eterogeneità dei valori e delle tradizioni etiche delle comunità che abitano il paese – dice a riguardo Fawaz Shaheen, il direttore del Centro – minacciando la coesione della società indiana plurale. Il pregiudizio preferenziale verso qualsiasi tradizione culturale che rappresenti tutta la conoscenza indiana – conclude – viola i nostri principi costituzionali”.

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