All’inizio del 2020, con la pandemia a paralizzare il mondo intero, un’azienda della Pennsylvania ha faticato a recuperare le componenti in acciaio prodotte in Cina: alla fine ha trovato un piano B in India, affidandosi alla start-up Zetwerk. Non avendo mai avuto a che fare con gli americani, ha attinto alla sua rete per trovare fornitori e consegnare i pezzi. Sono tanti i prodotti che sono giunti Oltreoceano, dai tagliaunghie ai telai in acciaio. Oggi, grazie al lavoro svolto durante il Covid, fornisce una vasta gamma di articoli ai suoi clienti statunitensi. Ora la start-up vale 2,7 miliardi di dollari e ha raccolto fondi da Greenoaks Capital, Lightspeed India e Peak XV Partners, tra gli altri.
Dopo ripetuti confinamenti e in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche con l’Occidente, molte aziende sono alla ricerca di un’alternativa alla Cina. Proprio per questo, l’India cerca di resistere e di convincere i giganti mondiali a stabilirvi le loro fabbriche. Ci sono investitori come come Peak XV e Lightspeed che cercano così di sostenere sempre più i fondatori di aziende con lo scopo di rilanciare le esportazioni indiane. Finora, infatti, gli investitori si erano rivolti a start-up indiane che miravano al mercato locale. Adesso, però, le tensioni tra Pechino e l’Occidente hanno permesso alle aziende indiane di conquistare anche alcuni settori negli Stati Uniti e altrove.
India, start-up in crescita
Secondo un rapporto di PwC India, molte start-up di e-commerce hanno attirato capitali negli ultimi anni. I finanziamenti dal 2021 al 2022 sono cresciuti di tre volte rispetto agli anni precedenti. “Gli shock logistici hanno minacciato la sopravvivenza” delle multinazionali, ha spiegato a L’Opinion Rahul Taneja, partner di Lightspeed, che ha effettuato circa tre investimenti simili in India nell’ultimo anno: “I fondatori hanno osservato questa tendenza e si sono detti che dovevamo trarne vantaggio”. L’India, secondo gli esperti, non sostituirà la Cina a causa della complessità amministrativa e della mancanza di infrastrutture.
Nonostante ciò, i programmi di sostegno statale e la crescente disponibilità delle aziende a rifornirsi dall’India stanno accrescendo il mercato. Le esportazioni di manufatti nel 2021 sono state solo un decimo di quelle cinesi, secondo i dati della Banca Mondiale: hanno però superato Paesi come Messico e Vietnam. L’urgenza degli imprenditori di Occidente è di ridurre la loro dipendenza dalla Cina: secondo investitori e dirigenti, parte del potenziale dell’India deriva dalla sua rete di fabbriche di piccole e medie dimensioni. “Le startup stanno affrontando le cose da diverse angolazioni, stanno cercando di cavalcare l’onda e trarre vantaggio dal fatto che l’India diventa sempre più orientata all’esportazione e si integra sempre di più nell’economia globale”, ha spiegato Shailesh Rao, che ha gestito le operazioni di Google in India e a livello internazionale.