La curva risale in Italia e l’indice Rt, che indica quante persone possono essere contagiate da una persona positiva al coronavirus, è arrivato a 0,99. È quanto emerge dai calcoli elaborati dal fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, secondo cui la terza ondata è vicina. Si tratta di un risultato simile a quello indicato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) con il monitoraggio settimanale. A fronte di questi calcoli, per Battiston è evidente che i calcoli alla base della divisione dell’Italia in fasce di colore sono incompleti. «L’individuazione delle zone rosse, gialle e arancioni parte dal valore dell’indice Rt, ma non considera il grado di sviluppo dell’epidemia sul territorio». Di conseguenza per Battiston, come riportato dall’Huffington Post, va inclusa in questa valutazione «la quantità dei casi positivi nella regione», in quanto questi due valori insieme «determinano quanto rapidamente può ripartire l’epidemia con il rischio di saturare il sistema sanitario territoriale». In tre regioni – Veneto, Liguria e Calabria – l’indice Rt ha superato la soglia critica del valore 1, mentre in altre tre – Puglia, Basilicata e Lombardia – vi è vicino.
BATTISTON SU ANDAMENTO EPIDEMIA E RUOLO INFETTI ATTIVI
«Sappiamo che oltre quella soglia l’epidemia riprende, perché ogni contagiato ne infetta in media più di uno», ha spiegato il professore di fisica a Repubblica, ai cui microfoni ha ribadito che l’indice Rt va valutato insieme al numero degli infetti attivi. «Sono loro a fare da combustibile per l’incendio. E purtroppo in Italia gli infetti attivi sono ancora tantissimi: 577mila». Invece il 29 settembre erano dieci volte meno. Il professor Roberto Battiston quindi avverte: «Con questi numeri la terza ondata è dietro l’angolo, se la riapertura non viene effettuata in modo differenziato, sulla base di parametri che rispecchiano lo stato dell’epidemia nelle diverse regioni». Secondo Battiston va rispettato assolutamente il distanziamento sociale, «anche se senza un vero lockdown è difficile garantirlo». Resta la speranza del vaccino, ma fino a quando non raggiungeremo l’immunità di gregge bisognerà puntare anche su un serio programma di tracciamento, che evidentemente è mancato finora in Italia.