Resi noti come di consueto i dati dell’ultimo monitoraggio del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità tutt’altro che rassicuranti. Stando a quanto si legge dal monitoraggio, l’epidemia di Covid nel nostro Paese “è in rapido peggioramento” con “segnali di criticità” negli ospedali dove si registra il “raggiungimento imminente di soglie critiche”. Alla luce di ciò sono “necessarie misure che favoriscano una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e che possano alleggerire la pressione sui servizi sanitari, comprese restrizioni nelle attività non essenziali e restrizioni della mobilità”. Stando a quanto si evince dal monitoraggio settimanale, è necessario che gli italiani restino il più possibile a casa riducendo in tal modo le occasioni di contatto con persone esterne al nucleo abitativo. L’incidenza negli ultimi 14 giorni passa da 75 a 146 casi per 100mila abitanti. Raddoppiato il numero dei sintomatici che passa da 15.189 nel periodo 28/9-11/10 a 27.114 nel periodo 5/10-18/10. L’indice Rt calcolato sui casi sintomatici schizza al 1,50 tale da definire la situazione “molto grave”. In particolare l’indice Rt della Lombardia è 1,64, quello della Campania 1,45. Tra le criticità ribadite dal report, il malfunzionamento del sistema di tracciamento: “Questa settimana soltanto uno su quattro dei casi è stato rilevato attraverso attività di tracciamento di contatti, mentre il 31,7% è stato rilevato attraverso la comparsa dei sintomi”.

I focolai attivi sono in tutto 7.625 di cui 1.286 nuovi. Un numero in calo ma che deriva, secondo l’Iss dal “forte aumento di casi per cui i servizi territoriali non hanno potuto individuare un link epidemiologico”. Nell’ultima settimana “sono in aumento i focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico anche se la trasmissione intra-scolastica appare ancora limitata”. Infine dal report emerge che “se l’andamento epidemiologico mantiene il ritmo attuale, esiste una probabilità elevata che numerose Regioni e Province autonome raggiungano soglie critiche di occupazione di posti letto in brevissimo tempo”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

ATTESA PER IL NUOVO MONITORAGGIO ISS SETTIMANALE

È atteso nuovamente come durante la “prima ondata” di Covid-19 il monitoraggio Iss che indica l’indice Rt Italia aggiornato all’ultima settimana presa in considerazione: la quantità e la diffusione del contagio, nei giorni in cui Lombardia, Lazio e Campania entrano in coprifuoco si fa ancora più centrale per le prossime scelte che il Governo dovrà prendere qualora i numeri non si abbassino drasticamente. Ancora oggi tanto il Ministro D’Incà, quanto le Ministre De Micheli e Lamorgese hanno escluso la preparazione di un nuovo Dpcm che imponga coprifuoco nazionale (dalle 19, come proporrebbe l’ala più dura dentro il Governo Conte) o peggio ancora lockdown come a marzo. «La situazione è molto critica, se necessario siamo disposti a nuovi interventi. Ma non siamo come a marzo», ha ribadito ancora ieri il Premier Giuseppe Conte: nel frattempo i contagi giornalieri salgono a più di 16mila con centinaia di vittime al giorno e tasso di positività ancora sotto quota 10%. Con questo trend in crescita, assicurano gli esperti del Cts, entro due settimane potrebbero esserci reali difficoltà per il sistema sanitario nazionale nel reggere il carico delle ospedalizzazioni. «Sta salendo a livelli molto elevati la carica virale, ossia il numero delle copie di materiale genetico del coronavirus presenti in un millilitro di materiale biologico prelevato con il tampone, tanto che nell’ 80% dei casi positivi è ormai superiore a un milione», ha spiegato all’Ansa il virologo Francesco Broccolo, direttore del laboratorio Cerba di Milano.

INDICE RT, L’ALLARME DI PREGLIASCO E BRUSAFERRO

Sette giorni fa il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità mostrava un indice Rt in Italia pari a 1.17, con solo tre regioni considerate fuori dalla «fase Covid molto acuta» (Basilicata, Calabria e Molise). Oggi la situazione pare ancora più critica, con le tre più grandi Regioni d’Italia entrate in coprifuoco notturno per ovviare al problema dei contagi risaliti soprattutto a Milano, Roma e Napoli: se l’indice di contagi supera 1.5 «è la la miccia che fa scattare una ripresa dell’epidemia che non è più lineare, ma diventa esponenziale, con una curva che cresce con una tendenza elevata», spiega al Messaggero il virologo del Galeazzi di Milano, prof. Fabrizio Pregliasco. Ma se quel dato arriva addirittura oltre quota 2, conclude l’esperto «Quando l’indice di contagio arriva a 2 diventa un dramma, ma a 1,5 siamo ad una situazione intermedia, ma con tendenza al peggioramento. Se non si prendono contromisure valide, c’è la possibilità che ci sia un incremento esponenziale che duplica con un’elevata frequenza a distanza di pochi giorni il numero di casi e quindi lockdown». In una intervista al Corriere della Sera dello scorso 21 ottobre il presidente Iss Silvio Brusaferro ha però tracciato la linea dei prossimi giorni per la battaglia anti-Covid: «Il sistema sta reagendo anche se nelle aree più colpite i dipartimenti di prevenzione sono sotto stress. Per questo è necessario intervenire tempestivamente per modificare l’andamento dell’epidemia. È importante che ci sia allerta nazionale oltre a misure più restrittive e mirate in ambiti regionali e locali come ad esempio sta avvenendo in Lombardia e Campania dove il virus si sta diffondendo più velocemente».