Un nuovo aumento dei contagi di coronavirus in Italia: lo segnala per la sesta settimana consecutiva il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità (Iss) riferito al periodo tra il 31 agosto e il 6 settembre. Nel consueto appuntamento con l’analisi della situazione nelle regioni italiane e l’aggiornamento dell’indice Rt si apprende che i focolai attivi sono ora 2.280, di cui 691 sono nuovi. L’incremento dell’indice di trasmissione nazionale (Rt) è lieve ma costante: ora siamo a quota 1.14. Questo dato però, secondo l’Iss, potrebbe sottostimare la reale trasmissione del virus a livello nazionale. L’Iss parla poi di una transizione epidemiologica per la quale si è abbassata l’età media della popolazione che contrae l’infezione Covid-19. Ma nelle ultime due settimana sta nuovamente aumentando, infatti è a 35 anni. Questo «riflette la trasmissione del virus dalle fasce di età più giovanili a quelle più anziane, soprattutto all’interno della famiglia».
Aumentano anche i posti occupati in terapia intensiva, in quasi tutte le regioni. «E sebbene non siano ancora stati identificati segnali di sovraccarico dei servizi sanitari assistenziali, la tendenza osservata potrebbe riflettersi a breve tempo in un maggiore impegno». L’Iss, quindi, afferma che il monitoraggio «conferma la presenza di importanti segnali di allerta legati ad un aumento della trasmissione locale». (agg. di Silvana Palazzo)
#IndiceRt per ogni #Regione con i #dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità oggi 11 Settembre pic.twitter.com/4u59LAs8T5
— ilSussidiario (@ilsussidiario) September 11, 2020
INDICE RT, MONITORAGGIO ISS : ATTESI DATI 11 SETTEMBRE
Nel pomeriggio di venerdì come di consueto è atteso il monitoraggio Iss sull’evoluzione epidemiologica del Covid-19 in Italia, con la comunicazione del nuovo indice Rt e le singole situazioni regionali del contagio: dopo l’aumento considerato «peggiorato» la scorsa settimana, negli ultimi giorni la situazione si è di fatto stabilizzata con rialzo contagi e trend purtroppo in salita per i ricoveri in terapie intensive. Come ha descritto però ieri il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, anticipando alcuni dei temi del monitoraggio in uscita oggi dall’Istituto Superiore di Sanità, la situazione va guardata con maggiore profondità: «con 1500 nuovi casi ogni giorno non significa avere 1500 nuovi malati. Di questa cifra, la stragrande maggioranza lo scopre “casualmente”, con test o screening, non ha alcun sintomo e non è malato». Ci sono poi «una piccola parte con alcuni sintomi e ancora una più piccola parte ricoverata e in serie condizioni avendo problemi connessi a età e malattie pregresse»; per questo il n.2 della Salute spiega che l’emergenza delle terapie intensive, al momento, «non c’è».
RT E FAQ ISS: COSA CAMBIA DA FEBBRAIO
Mentre il Governo e il Cts guardano alla ripresa della scuola con la preoccupazione per i possibili nuovi focolai che potrebbero estendersi, l’indice Rt della scorsa settimana valutava un 1,18 che da un lato preoccupa per il rialzo, dall’altro per fortuna non vede un parallelo trend “choc” sulla tenuta del sistema sanitario ospedaliero. Come ha ribadito ieri l’Iss nelle FAQ sul proprio portale online, «Sebbene il numero di casi giornalieri sia numericamente simile a quanto riportato alla fine di febbraio 2020, la fase epidemiologica è completamente diversa». Spiegando nel dettaglio come funziona il calcolo dell’indice di trasmissione Rt, gli esperti dell’Istituto spiegano che «la trasmissibilità dei casi non è infatti cresciuta molto. Questo dato suggerisce che il grande lavoro svolto dai servizi territoriali ha per il momento contenuto la diffusione del virus sul nostro territorio». Ad oggi, continua l’Iss in attesa del nuovo monitoraggio 11 settembre, la maggior parte dei casi «è identificato attraverso screening di popolazione e ricerca dei contatti con identificazione dei focolai e rapida realizzazione di misure di isolamento e quarantena»; in questo senso, il mancato sovraccarico dei servizi assistenziali va letto proprio a conferma di quanto specificato dall’Istituto Superiore di Sanità «Allo stesso tempo però l’aumento dei casi diagnosticati conferma che ci sia una elevata circolazione del virus (sia autoctono che re-introdotto da altri Paesi) dà conto dell’aumento del lavoro richiesto agli stessi servizi territoriali le cui capacità di risposta rischiano di essere messe a dura prova».