In attesa di conoscere gli indici di contagio per la Fase 2, attesi ieri, arrivano importanti indicazioni dalla bozza del dl quadro sul loro ruolo. «Per garantire lo svolgimento delle attività economiche e produttive in condizioni di sicurezza, le regioni monitorano con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori», è scritto nel documento che non è stato ancora definito. E in relazione a questo andamento andranno potranno poi essere valutate le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale. «I dati del monitoraggio sono comunicati giornalmente dalle Regioni al Ministero della Salute, all’Istituto superiore di sanità e al comitato tecnico-scientifico». Quindi l’andamento della situazione epidemiologica verrà accertato secondo i criteri stabiliti dal Ministero della Salute. «La Regione, informando contestualmente il Ministro della salute, può introdurre, anche nell’ambito delle attività economiche e produttive svolte nel territorio regionale, misure derogatorie, ampliative o restrittive». (agg. di Silvana Palazzo)
ATTESI INDICI DI CONTAGIO FASE 2, LA LOMBARDIA…
Gli indici di contagio per la Fase 2 dovevano arrivare ieri, ma esattamente per quanto vi spiegavamo qui sotto nell’ultimo focus di ieri sera, il caos interposto tra Regioni e Governo (che sta portando ritardi anche nella formulazione del Decreto Riaperture) sta ritardando il report del Ministero della Salute. Le prime pagelle regionali per fotografare l’indice di rischio di ciascuna regione non sono ancora arrivate e per questo il nuovo Dl potrebbe lasciare un “quadro generale” entro cui poi le singole Regioni dovranno impostare le ordinanze territoriali: mentre è ancora in corso il vertice Boccia-Conte-Speranza con i Governatori per trovare una quadra finale, il n.1 della Lombardia Attilio Fontana intervistato da Rai News 24 ha spiegato che la sua Regione è pronta alla fase delle riaperture dal 18 maggio, con delle specifiche condizioni.
«Spero che possa essere un’estate quasi normale, mi auguro veramente che tenendo ancora un po’ duro e cercando di rispettare rigorosamente le regole e cercando di non commettere imprudenze si possa continuare ad abbassare questo indice di infezione», conclude Fontana ribadendo «Noi fra le altre cose abbiamo l’indice che è tra i migliori d’Italia, siamo tra le regioni più virtuose da questo punto di vista, abbiamo come il Veneto uno 0.53 che è vicino al miglior risultato, quindi se continueremo in questa direzione e i nostri cittadini continueranno ad essere seri come si sono dimostrati fino ad oggi, sono convinto che sarà un’estate con poche limitazione nella quale potremo riacquistare giorno dopo giorno uno spazio della nostra libertà».
CAOS REGIONI-GOVERNO: MANCANO ANCORA GLI INDICI
Al momento in cui vi scriviamo, nella serata del 14 maggio, la fase 2 di monitoraggio è finora una “falsa partenza”: è in ritardo il report del Ministero della Salute sui livelli di rischi per il contagio da coronavirus ma, secondo quanto riportato da Quotidiano Sanità, la responsabilità sarebbe di almeno la metà delle Regioni che non hanno ancora inviato i dati di monitoraggi richiesti dal Decreto Speranza di 2 settimane fa (dove venivano pubblicati i famosi 21 parametri sui quali agirà il “patentino sanitario” per le Regioni in vista delle riaperture del 18 maggio).
Domani mattina ci sarà un incontro si spera risolutivo tra Governo e Regioni, con i Ministri Speranza e Boccia che hanno inviato “sollecito” per ricevere quei dati poi necessari per il report sugli indici di contagio: i due Ministri hanno scritto una lettera al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini in cui chiedono «di porre in essere ogni opportuna azione per completare con la dovuta sollecitudine l’implementazione dei dati come richiesti». A discolpa delle Regioni, i nuovi dati di monitoraggio sono talmente complicati che stanno richiedendo più tempo del previsto per formulare un report chiaro dal quale poi di fatto dipenderà le sorti del nuovo Decreto Riaperture (con la confermata “differenziazione” sui diversi territori italiani). Quello che emerge dai dati epidemiologici anticipati dal CTS e Ministero della Salute, il trend generale è in discesa, con un indice di contagio R0 “basso” in tutte le regioni, ma è ancora rischio in Lombardia e Molise dove è classificato come “moderato”.
«I dati di oggi della Protezione civile ci dicono che la Lombardia è ancora l’epicentro dell’epidemia. Abbiamo meno di mille nuovi casi a livello nazionale e la metà è in Lombardia», spiega all’Adnkronos il primario di Pneumologia della Fondazione Gemelli IRCCS di Roma e componente del Comitato Tecnico Scientifico Luca Richeldi. Indice di trasmissione del virus Rt sotto 1, capacità di fare test entro 3 giorni dai sintomi, personale adeguato agli standard, tasso occupazione terapie intensive e Area Medica, trend in calo e assenza di focolai: questi insieme a tutti gli altri parametri di monitoraggio al momento testano un test alquanto complesso da impostare per tutti i territori in così poco tempo.
CTS: “R0? INCUBO, C’È ANSIA”
C’è grande attesa per i dati relativi agli indici di contagio sulle Regioni dai quali dipenderanno le riaperture dal prossimo 18 maggio. Ad intervenire, come riferisce Agi, è stato anche Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, il quale ha espresso anche una certa preoccupazione per una eventuale risalita dei contagi da Coronavirus. “Poichè questa fase 2 è fondamentale perchè ci traghetterà verso una sorta di relativo ritorno alla normalità della nostra vita, siamo sempre discretamente preoccupati. Il coronavirus è una patologia nuova di cui si sa ancora ben poco e per la quale dobbiamo agire con grande prudenza”, ha spiegato nel corso della sua audizione alla Camera. “Guardiamo come un incubo all’indice di infezione R con zero che deve restare sotto l’1”, ha poi aggiunto, rivelando come dal 4 maggio, ovvero dall’esordio della Fase 2, stia seguendo con grande ansia la lenta discesa della curva epidemica. Miozzo ha poi ribadito come in altri Paesi l’allentamento troppo veloce delle misure di contenimento in altri paesi d’Europa abbia causato una salita dell’indice sopra 1: “Serve grande prudenza e ragionare settimana per settimana . L’andamento dell’indice R0 è fondamentale per capire quando le attività possono ricominciare e quanto si deve essere prudenti per ritornare alla vita normale”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo).
“DATI INCERTI”, I 21 PARAMETRI
«Aspettiamo i dati di oggi che saranno resi noti del primo monitoraggio e se saranno buoni da lunedì ci potranno essere più movimenti all’interno della stessa regione e poi fra regioni. Credo che l’autocertificazione non debba essere necessaria», ha fatto il punto così il vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri in attesa che gli indici sui contagi dopo le riaperture del 4 maggio possano giungere ed essere pubblicati in giornata. Secondo quanto riportano però diversi esperti a Repubblica, quegli stessi dati potrebbero essere ancora incompleti e incerti nell’analisi generale sulla Fase 2 cominciata due settimana fa: tra i tempi di incubazione della malattia e i ritardi dei tamponi rispetto ai primi sintomi segnalati, è impensabile che si possa avere già oggi il risultato dettagliato su tutti gli andamenti precisi dl contagio in tutte le Regioni.
«I segni della decrescita dell’epidemia comunque ci sono tutti», sottolinea un membro CTS a Repubblica, citando come i 21 parametri con cui funziona l’algoritmo siano pronti ad essere utilizzati per “leggere” questi dati ancora incompleti. Il sistema però deve andare a regime in tempi molto rapidi, perché «non solo segnerà i tempi delle nuove riaperture ma servirà, la cosa che sarà più importante tra qualche settimana, a capire se ci sono nuovi focolai e quindi a intervenire rapidamente per spegnerli». Nel frattempo la Regione Lombardia ha già fatto sapere che prenderà una decisione ufficiale domani, dopo diversi scambi e pareri del CTS nelle prossime ore che proveranno a delineare le linee guida ufficiali per la Regione sicuramente più a rischio d’Italia.
ATTESA PER GLI INDICI SULLE REGIONI
«Tutto dipenderà dai dati del monitoraggio delle singole regioni che a partire da giovedì (oggi, ndr) vedremo ogni settimana e saranno sempre pubblici»: così il Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia annunciava già due giorni fa l’arrivo atteso per oggi di questi “indici di contagio”, delle sorta di “pagelle” per le singole Regioni per capire quale sia stata l’evoluzione dall’inizio della fase 2 (ovvero dal 4 maggio fino ad oggi) e stabilire così le regole per le riaperture da lanciare il prossimo 18 maggio. Nell’accordo trovato lunedì scorso con la conferenza Stato-Regioni, il Governo ha dato il via libera per la “seconda” fase 2 con riaperture differenziate tra territori su bar, ristoranti, negozi, parrucchieri e centri estetici, dando però la “patente” della scelta all’autonomia della Regione stessa, o almeno in parte.
Già, perché già negli scorsi giorni è emerso retroscena su un algoritmo per le aperture: l’orientamento del governo è quello di ribaltare la prospettiva, quindi dal 18 maggio in poi lo Stato non farà da “chioccia” alle Regioni, ma i territori dovranno decidere cosa riaprire. Le Regioni devono stare dentro quei 21 parametri inquadrati dalle linee guida Inail-CTS che verranno fissati dal ministero della Salute e che produrranno per l’appunto quello che viene definito un “algoritmo inappellabile”: in base a questo principio, sono state elaborate le pagelle degli enti locali, con numeri e valutazioni pubbliche disponibili da oggi e aggiornate di settimana in settimana.
21 PARAMETRI PER RIAPERTURE: COME FUNZIONA L’ALGORITMO
Dal 18 maggio con ogni probabilità cadrà il vincolo dell’autocertificazione (si potranno vedere anche gli amici e non solo i congiunti) ma per avere un pieno ritorno alla normalità, le Regioni dovranno “sottostare” ai 21 parametri scelti dal Ministro della Salute in base alle linee guida dell’Inail e del Comitato Tecnico Scientifico. Si va dal numero di tamponi effettuati fino al grado di saturazione delle terapie intensive, ma anche tenendo conto del valore dell’indice di contagiosità R0: insomma, è solo sulla base dell’andamento epidemico che i territori potranno riaprire e con che quantità di esercizi aperti. Ogni settimana si avrà una specie di bollettino del livello di rischio rispetto a una trasmissione “non controllata e non gestibile nelle Regioni”: i macro criteri resi noti – in attesa degli specifici 21 parametri che emergeranno nella giornata di oggi – sono 3, capacità di monitoraggio; capacità di accertamento diagnostico e gestione dei contatti; tenuta dei servizi sanitari.
Per ogni indicatore è fissato un livello di “soglia” e uno di “allerta”: come spiegava bene ieri un focus del Quotidiano.net, prendiamo ad esempio il tema dei tamponi: «la soglia accettabile è il trend di diminuzione in ospedale e Ps. Inoltre, si sarà nella soglia se l’indice di contagio R0 è inferiore a 1 in tutte le Regioni, mentre scatta l’allerta se è sopra 1». E così via per tutti gli altri indicatori: un dato poi importante sarà quello relativo all’occupazione dei posti letto di terapia intensiva per pazienti coronavirus. Infatti ogni Regione dovrà fornire al Ministero della Salute non solo i numeri e la tipologia «di figure professionali dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing» (come spiegava già il Governo nei giorni scorsi) ma anche il numero dei casi «confermati di infezione nella Regione» si leggerebbe nelle linee guida in arrivo.
FASE 2 REGIONI: LE ANTICIPAZIONI
Infine, per quanto riguarda gli indicatori sulla stabilità della trasmissione oltre alla tenuta dei servizi sanitari, per ottenere il “via libera sanitario” le Regioni dovranno rendere noto secondo il Governo «il numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni, il numero di casi per data di diagnosi e per data inizio dei sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 ogni giorno, il numero di nuovi focolai di trasmissione». Dalle regole ai casi specifici, il passo è però ancora lungo: «Due regioni a basso rischio, a maggior ragione se limitrofe, sarà naturale che potranno avere mobilità interregionale. Ma se una regione è ad alto rischio e una a basso rischio ci saranno inevitabili limitazioni automatiche. Questo meccanismo non è stato ancora definito perché è il più complesso e andrà deciso insieme», ha spiegato ancora il Ministro Boccia nell’indicare il metodo con cui dovrà intervenire tale “algoritmo” con i 21 parametri in azione.
In attesa di capire come e con quali disposizioni le Regioni andranno a formulare le proprie proposte entro i prossimi giorni – tempi strettissimi con l’arrivo del nuovo Dpcm previsto per il weekend, i vari Governatori si stanno muovendo a diverse velocità per organizzare la “nuova” fase 2. Mentre il CTS ha completato le linee guida per ristoranti e balneazione – non senza fortissime polemiche da parte delle categorie di settore – si attende il via libera anche per negozi e parrucchieri: per ora la Regione più cauta sulle aperture è certamente la Lombardia, dove i dati stanno migliorando giorno dopo giorno ma sono ancora importanti in termini di decessi e nuovi contagi. Fontana deciderà tra oggi e domani, in base a questi nuovi “indici” forniti dal Ministero, quali aperture comporre da lunedì: ok dal 18 sembra essere per negozi, ma ancora una settimana invece per bar e ristoranti.
«La Liguria si prepara invece a riaprire tutto dal 18 maggio: oltre a bar e ristoranti, anche le spiagge» ha spiegato il Governatore della Liguria Giovanni Toti già durante la riunione con il Governo lunedì scorso. Così farà anche il Veneto di Zaia e l’Emilia Romagna di Bonaccini: le linee guida regionali per le spiagge prevedono, secondo le anticipazioni del Sole 24 ore, «una superficie minima a ombrellone di 12 metri quadrati, un metro e mezzo tra lettini sulla battigia, pasti ordinati col delivery all’ombrellone-lettino».