Non si placa il dibattito che riguarda la pericolosità dei mercati in correlazione alla pandemia da Coronavirus: che questi luoghi, in cui si vendono animali come i pipistrelli – che in certe zone del mondo si mangiano – siano considerati come i reali veicoli del Covid-19 è abbastanza acclarato da più parti, c’è chi ne ha quasi fatto un grido di battaglia – vedi il post Instagram del cantautore canadese Bryan Adams – e in particolar modo gli attivisti animalisti o semplicemente gli amanti degli animali hanno chiesto per anni alle autorità la chiusura di questi mercati. Ora a dare loro man forte sono anche gli esperti virologi e i medici: per esempio Wiku Adisasmito, il principale esperto della task force anti-Coronavirus in Indonesia che, come riportato sul New York Times, ha detto che “il mercato è come una caffetteria per i patogeni animali: consumare animali selvaggi equivale a giocare con il fuoco”.



Il riferimento, come si legge nell’articolo del NYT, è al Tomohon Extreme Market: qui per sei giorni la settimana si radunano i macellai del luogo per preparare (cioè macellare) animali come pipistrelli, topi, serpenti e lucertole che sono stati catturati sull’isola Sulawesi. Come noto, è ad un mercato di Wuhan in Cina che il primo caso di diffusione del Coronavirus è stato legato; lì, gli animali venivano tenuti vicini e questo creava un’occasione perché il virus si trasmettesse negli esseri umani. Ancora, il virus della Sars che ha ucciso circa 800 persone in tutto il mondo (all’inizio del millennio) si dice sia arrivato dai pipistrelli prima di arrivare agli zibetti e da qui all’uomo. Dopo che il Coronavirus si è diffuso nella regione, la Cina ha ordinato la chiusura di tutti i mercati di animali selvaggi ma in Indonesia l’attività prosegue, e quello di Tomohon è uno dei sette mercati attivi nel Paese. Sul New York Times si legge che gli animali venduti al mercato sono macellati prima di arrivarci; tuttavia, ci sono dei cani tenuti in gabbie e uccisi sul momento per i clienti che preferiscono carne fresca.



INDONESIA, PIPISTRELLI ANCORA IN VENDITA

“E’ una bomba: possiamo solo aspettare il momento in cui Tomohon diventerà l’epicentro di una pandemia come Wuhan” ha detto Billy Gustafianto Lolowang, manager del Tasisoku Wildlife Rescue Center della vicina città di Bitung. Il problema è che nella provincia del Nord Sulawesi la carne di serpente e pipistrello si vende nei supermercati, e i residenti credono che alcuni animali abbiano proprietà mediche (per esempio gli stessi pipistrelli sarebbero utili per curare l’asma). Pipistrelli che però, ritenuti responsabili della diffusione del Coronavirus, sono ora meno venduti nei mercati: lo afferma Roy Nangka che dal 1999 lavora come macellaio a Tomohon. “Prima erano la scelta più popolare, seguiti dai pitoni; adesso la maggior parte della gente compra la carne di maiale o cinghiale”. Dunque, effettivamente il Covid-19 ha fatto qualcosa nel ridurre il consumo degli animali selvatici di quella natura; il problema però persiste perché, nonostante le oltre mille morti che ne fanno il secondo Paese dell’Asia Orientale più colpito dal virus, l’accettazione della minaccia è stata più lenta.



Anche per questo una coalizione di gruppi per i diritti degli animali, che si è chiamata Dog Meat Free Indonesia, ha scritto una lettera al presidente indonesiano Joko Widodo chiedendogli di chiudere questo tipo di mercati. “Se non agiamo la domanda non sarà se emergerà una pandemia simile, ma quando”. La decisione spetta alle autorità locali, che sono già state “incoraggiate” in tal senso dal Ministro dell’Ambiente e Silvicoltura. Qualcosa è stato fatto: presso il Depot Market per esempio le autorità locali hanno ordinato l’abbattimento di circa 200 pipistrelli dopo la diffusione del Coronavirus, con la conseguenza che il mercato, pur rimanendo aperto, non vende più quel tipo di animali. In altri mercati, come quello di Tomohon, c’è più resistenza perché chiudere i mercati o vietare la vendita di certi tipi di animali significherebbe privare la popolazione di una tradizionale fonte di alimentazione, e i venditori avrebbero meno reddito.