LA SVOLTA (IMPROVVISA?) ISLAMISTA IN INDONESIA: COSA SUCCEDE

La recentissima World Watch List 2023 di PorteAperte/OpenDoors mostra l’Indonesia al 33esimo posto della drammatica classifica dei 50 Paesi più pericolosi al mondo per i cristiani perseguitati. Ebbene, con l’approvazione lo scorso 5 novembre 2022 del Parlamento di Giakarta delle durissime modifiche al Codice Penale indonesiano, l’immenso Paese del Sud-Est Asiatico si avvia tristemente ad una stagione di potenziale irrigidimento sociale e culturale, con una “svolta” islamista improvvisa almeno per gli osservatori più distratti. Come ben spiega Stefano Vecchia sull’Avvenire oggi in un lungo reportage sulla situazione attuale in Indonesia, sono tre i campi in cui le modifiche del Codice Penale d’Indonesia rischiano di far sparire all’improvviso le (timide) conquiste in ambito democratico degli ultimi decenni: il diritto alla libertà di religione e di credo, la libertà di parola e di espressione, il diritto all’autonomia in campo sessuale.



In attesa che passino i 3 anni necessari per l’elaborazione dei nuovi regolamenti a pieno regime, l’Indonesia della “vecchia” ideologia di Stato – il Pancasila (i Cinque Principi, ovvero laicista, coesione nazionale, progresso, anti-ingiustizie e contro discriminazioni) sembra ormai del tutto sparita. «Anziché rafforzarne i princìpi, il testo approvato contiene articoli che sembrano contraddire lo spirito del movimento “Reformasi” (Riforma), che nel decennio successivo alla caduta del presidente Suharto nel 1998 e la fine del “Nuovo ordine” da lui promosso con piglio autoritario, ha portato a sviluppo democratico e decentralizzazione», spiega ancora l’Avvenire mostrando come l’attenzione mediatica (giusta) delle scorse settimane sulla stretta in materia di legislazione per condotta sessuale non ha reso il giusto peso agli enormi rischi per la libertà e i diritti in generale che potrebbero incorrere gli indonesiani nei prossimi anni.



“A RISCHIO DISSIDENTI E MINORANZE RELIGIOSE”: ALLARME IN INDONESIA

Qualche esempio? Semplice: per dire, si rischiano 18 mesi se solo insulti a parole il Governo, ma diventano 36 se l’azione incentiva pubbliche manifestazioni di protesta. 6 anni per chi diffonde fake news (con la sempiterna questione di chi garantisce quale sia la “verità” sotto un regime che ti condanna a 3 anni di carcere se solo “ledi la dignità del Presidente Joko Widodo), per non parlare della riforma sui “crimini contro la religione, la vita e i credo religiosi”: vengono richiamate le repressive “leggi antiblasfemia” che già in altre parti dell’Asia o dell’Africa islamista mietono terrore da decenni. Secondo Eva Sundari, componente del partito di maggioranza del presidente Widodo (“Partito democratico indonesiano per la lotto”) il rischio di reprimere le libertà è tutt’altro che secondario: «Mentre comprendiamo la necessità per l’Indonesia di rivedere il Codice penale, che risaliva all’epoca coloniale – ha detto la parlamentare –, preoccupa che un certo numero di articoli possano essere utilizzati per reprimere i diritti civili come al tempo della dominazione straniera. Abbiamo fatto enormi passi avanti verso la democrazia dalla fine della dittatura di Suharto, e il nuovo Codice rischia di farci regredire. Il governo e la Camera affermano di avere lasciato spazio ai suggerimenti della società civile ma è evidente che sia stato solo un modo per salvare le apparenze, dato che hanno perlopiù ignorato le obiezioni di studiosi, esperti e promotori dei diritti umani».



V’è un articolo della nuova legge che proibisce di “oltraggiare pubblicamente gli altri leader religiosi”, ed ecco che qui il rischio fortissimo è che questa possa essere utilizzate contro le minoranze religiose, cristiani in primis (ma non solo): «Le leggi antiblasfemia perpetuano soltanto intolleranza e conflitti tra le diverse fedi o al loro interno e ciò è particolarmente pericoloso in una realtà dalla grande diversità come la nostra, dove la coesistenza pacifica tra religioni e gruppi etnici diversi dovrebbe essere incoraggiata», attacca ancora Sundari come ben riporta l’Avvenire. Condanne ad adulteri e omosessuali hanno spaventato il turismo in questi ultimi mesi ma il rischio è che possa essere solo prodromo a interventi ben più estremisti nei prossimi anni: «La coincidenza dell’approvazione del nuovo Codice penale con la scarcerazione su cauzione il 7 dicembre di Umar Patek, uno degli esecutori degli attentati che il 26 dicembre 2022 provocarono a Bali 202 vittime – in maggioranza turisti stranieri – è sembrata confermare un cedimento delle istituzioni verso gli islamisti e le loro affiliazioni politiche», conclude il focus allarmante del collega sul quotidiano dei vescovi italiani.