“Il confronto in corso al Mise con il ministro Patuanelli sui provvedimenti di politica industriale per la manovra 2020 si sta svolgendo in modo costruttivo”, dice Massimo Carboniero, presidente di Ucimu. Il patron di Omera sottolinea subito: “La formalizzazione del respiro triennale del piano nazionale Industria 4.0 nel progetto di legge di stabilità è una risposta di peso indiscutibile a quella che era la nostra prima preoccupazione”. La strategia-Paese impostata dal ministro Carlo Calenda e confermata dall’allora vicepremier Luigi Di Maio nel budget per l’anno in corso si muoveva già chiaramente in un arco poliennale: lo stesso dei progetti a sostegno della digitalizzazione industriale varati dai grandi Paesi Ue. Solo ora il Governo italiano ha proiettato lo schema degli incentivi fino ad almeno il 2022.
Perché è importante la stabilizzazione della prospettiva triennale?
Finalmente tutte le imprese del più ampio settore manifatturiero – motore della seconda potenza industriale europea – avranno la possibilità di disegnare strategie d’investimento non vincolate dall’incertezza sul rinnovo. Industria 4.0 ha già dato risultati solidi nei primi due anni, ma sono ancora numerose le aziende, soprattutto fra le meno grandi, che non hanno ancora potuto o voluto raccogliere lo stimolo a svecchiare e digitalizzare le loro strutture produttive.
Come procede il confronto di merito su “I40” in versione 2020?
Stiamo apprezzando anzitutto l’apertura del ministro Patuanelli: che – correttamente – sta inserendo la conferma del piano nell’ambito ampio della politica industriale e delle compatibilità finanziarie individuate dal governo. Nel contempo ci ripete tuttavia di presentargli i nostri punti di vista in tutte le fasi di definizione della manovra.
Iperammortamento e superammortamento, a quanto è emerso finora, non sarebbero in discussione.
Quali?
Un’ipotesi di lavoro è quella di sostituire l’iperammortamento per investimenti fino a 2.5 milioni con un credito d’imposta legato a investimenti con profilo di sostenibilità green. È un’opzione certamente interessante, anche se va a depotenziare in parte l’incentivo, soprattutto per la aziende meno grandi. E poi la prospettiva sembra un po’ trascurare il fatto che la “sostenibilità verde” è già parte integrante della digitalizzazione industriale. Tutte le nuove macchine protagoniste di Industria 4.0 sono smart anche su versanti come il risparmio di energia, il rispetto per l’ambiente, la sicurezza sul posto di lavoro.
La vostra controproposta?
Quale?
Il primo è certamente il sostegno a un mercato portante nell’Azienda-Italia: nel quale c’è un’offerta italiana di tecnologia pronta a rispondere a una domanda italiana di innovazione industriale. Ma quello che non va sottovalutato è anche il distinto aspetto qualitativo della dinamica “I40”. Se la manifattura italiana viene incentivata ad acquistare meccatronica italiana, l’effetto non è solo il sostegno al Pil nazionale del 2020, ma è anche la creazione di condizioni favorevoli alla sostenibilità del Pil negli anni successivi. Una fase di debolezza del ciclo di per sé agisce come fattore selettivo: mette sotto pressione le imprese di oggi, ma soprattutto quelle che vogliono continuare a giocare domani nell’arena competitiva. L’economia può frenare, ma gli investimenti in innovazione rallentano sempre il meno possibile. A fine novembre Ucimu sarà in Cina per il secondo Forum bilaterale italo-cinese della macchina utensile. Anche là il Pil corre meno rapidamente che in passato, ma sarebbe un errore pensare che l’industria cinese stia perdendo ritmo su investimenti e innovazione. Potrà sembrare un paradosso, ma quando la ripresa arriverà non sarà tutto più facile, ma sarà verosimilmente tutto più difficile: vincerà sul mercato solo chi si sarà preparato alla nuova concorrenza.
Dunque: conferma piena dell’iperammortamento al 270%.
Per noi sarebbe certamente opportuno per il 2020. Poi, tra un anno, il Governo avrà ovviamente il diritto-dovere di una verifica puntuale degli scenari e quindi dello sviluppo di I40 nei due anni successivi.