L’appuntamento con la next thing – il codice-progetto in Carlo Salvi è ancora segreto – è fissato per la prossima primavera, quando la multinazionale di Garlate presenterà una nuova linea di prodotti. “Sarà una gamma di soluzioni innovative che confermeranno il nostro impegno strategico sulla frontiera tecnologica nel segmento dei sistemi di stampaggio di prodotti di fissaggio”, dice Marco Pizzi, Chief commercial officer e amministratore delegato di Carlo Salvi (nella foto), dopo l’acquisizione definitiva da parte della svizzera Hatebur – tre anni fa – e la riorganizzazione societaria (l’altro amministratore delegato italiano è Germano Pandiani, Chief operating officer dell’azienda).
Ottant’anni compiuti nel 2019, all’insegna della crescita per l’impresa che ancora oggi porta il nome del fondatore. Negli anni ‘40 e ‘50 c’era l’industria “1.0”, ma la macchina made in Carlo Salvi incorporava già i valori della sfida digitale del ventunesimo secolo: innovazione permanente e orientamento totale alla partnership con l’imprenditore cliente. È così che l’azienda – socia Ucimu e forte oggi di un centinaio di dipendenti e di un giro d’affari attorno ai 25 milioni di euro – ha raggiunto posizioni d’eccellenza nella lavorazione a controllo numerico del filo metallico.
Lo stampaggio a caldo del filo di titanio è finalizzato ad ottenere fasteners e componenti speciali sia per l’automotive (da cui proviene oggi il 60% del fatturato) sia per l’aerospace (30%). Sono mercati nei quali la competizione globale, player e clienti, sono giganti e la capacità di R&D è decisiva. “Esportiamo oltre il 90% della nostra produzione”, sottolinea Pizzi. Carlo Salvi è internazionalizzata in Cina, Usa e Gran Bretagna con sedi proprie e in altri Paesi attraverso l’organizzazione Hatebur. È così che le macchine prodotte a Garlate (più di 4000 finora) sono arrivate in tutti e cinque i continenti. Una mappa global dove, naturalmente, il “continente del Dragone” è sempre più centrale.
In questo novembre 2019, Carlo Salvi è infatti fresca reduce da China International Import Expo, la seconda edizione della manifestazione fieristica promossa dal Ministero del Commercio cinese (MOFCOM) e dalla Municipalità di Shanghai, dedicata esclusivamente all’importazione di prodotti e servizi con la sola presenza di espositori stranieri. Su invito della China International Import Expo, la seconda edizione della manifestazione fieristica promossa dal Ministero del Commercio cinese (MOFCOM) e dalla Municipalità di Shanghai, dedicata esclusivamente all’importazione di prodotti e servizi con la sola presenza di espositori stranieri. Grazie all’invito in Fiera della grande impresa cinese Casic, China Aerospace Science and Industry Corporation, Carlo Salvi ha preso parte all’Expo tra 254 espositori come unico produttore di macchinari nel settore degli elementi di fissaggio.
Nel frattempo ill piano italiano per Industria 4.0 – visto da Carlo Salvi – è stato importante, anzitutto per il sostegno alla domanda, ma non solo. “Gli effetti economici di Industria 4.0 devono ancora realizzarsi per un parte importante”, osserva Pizzi. “Le imprese meno grandi hanno infatti maturato in modo progressivo la consapevolezza della necessità del salto di qualità nella digitalizzazione produttiva”. Certamente la spinta a nuovi investimenti in macchinari, sistemi e formazione può esprimersi al meglio in un ciclo favorevole di aspettative delineate.
Come si profila il giro di boa fra 2019 e 2020? “Il 2019 sarà nella migliore delle ipotesi un anno di transizione, con bilanci in tenuta”, dice Pizzi. “Nel terzo trimestre il mercato è stato pressoché fermo, mentre l’ultimo dovrebbe fornire indicazioni di lenta ripresa. È inutile negare che la cornice è instabile anche per un gruppo come il nostro che opera su scala globale: le tensioni commerciali fra Usa e Cina e il ciclo cedente nella UE si incrociano come condizioni non favorevoli. Il 2020 sembra aprirsi invece sotto prospettive migliori: nei nostri due comparti portanti dell’industria dell’auto e dell’aerospazio”.